La Cina ha allentato la presa sullo yuan indebolendo il tasso di riferimento giornaliero oltre una soglia chiave, con Pechino che si è mossa per sostenere i mercati azionari in caduta libera nel mezzo di una guerra commerciale in escalation con gli Stati Uniti.
In particolare la People's Bank of China ha fissato il cosiddetto fixing a 7,2038 rispetto al dollaro. Il tasso di riferimento ha superato quota 7,2 per la prima volta dal settembre del 2023. La soglia, attentamente monitorata, è vista come un indicatore dell'atteggiamento di Pechino nei confronti del supporto valutario.
La mossa, insieme alla minaccia di rappresaglia di Pechino contro l'ultima serie di dazi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha innescato un deprezzamento dello yuan, portando la valuta cinese al suo livello più basso da mesi.
Il mercato specula sulla possibilità che Pechino possa indebolire la valuta per aumentare le esportazioni mentre si intensifica il conflitto commerciale con gli Stati Uniti. Tuttavia, per gli economisti la Cina sarà riluttante a svalutare significativamente lo yuan questa volta, poiché una mossa del genere irriterebbe ulteriormente il presidente americano e potrebbe allontanare più capitali dalla Cina e destabilizzare ulteriormente il sistema finanziario del Paese.
Come parte degli sforzi per stabilizzare i mercati finanziari cinesi colpiti dalle notizie sui dazi, la PBoC si è impegnata a fornire supporto a Central Huijin Investment, un'unità del fondo sovrano statale China Investment Corp., per aumentare le sue partecipazioni in fondi indicizzati del mercato azionario.
Central Huijin Investment ha già aumentato ancora una volta le sue partecipazioni in fondi negoziati in borsa e ha dichiarato che continuerà su questa linea anche in futuro nel tentativo di "salvaguardare con determinazione" il funzionamento stabile del mercato dei capitali. La società è azionista di controllo o di minoranza in oltre 20 istituti finanziari cinesi.
Altre aziende a controllo statale, tra cui sette società quotate parte del conglomerato China Merchants Group, il colosso petrolifero China Petroleum & Chemical Corp (Sinopec) e Guotai Junan Securities hanno annunciato un incremento dei riacquisti di azioni. Sinopec intende aumentare le partecipazioni azionarie di 2-3 miliardi di yuan, mentre Guotai Junan Securities riacquisterà tra 1 miliardo e 2 miliardi di yuan di azioni.
Nel frattempo, la National Financial Regulatory Administration, il principale organo di controllo finanziario cinese, ha affermato che consentirà alle compagnie assicurative del Paese di investire in misura maggiore nei mercati azionari.
La mossa della Pboc conferma le previsioni di gran parte degli analisti sul fatto che il governo sarebbe sceso in campo per attenure gli effetti dei dazi sull'economia cinese. In particolare Goldman Sachs aveva previsto che le autorità cinesi avrebbero intensificato gli sforzi di stimolo fiscale, dal momento che l'impatto sulla crescita delpil nel 2025, al 5% auspicato daPechino, potrebbe ridursi di almeno 0,7 punti percentuali.
Secondo la banca americana potrebbero arrivare a breve anche tagli ai tassi di interesse e riduzioni del coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. Nonostante i venti contrari, la banca d'investimento ha mantenuto la sua proiezione di crescita del Pil della Cina al 4,5% per il 2025, citando un forte primo trimestre e crescenti aspettative di sostegno politico. (riproduzione riservata)