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Politica

Crollano le spedizioni di container dalla Cina agli Stati Uniti

l volume delle spedizioni dirette dalla Cina agli Stati Uniti, sono passate da 40-50 container al giorno a soli 3-6, secondo il quotidiano di Hong Kong. Intanto la Apple ha riempito cinque aerei cargo di iPhone assemblati in Cina e India per portarli negli Stati Uniti primi che scattassero i dazi


09/04/2025 16:18

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale

Con l’escalation della guerra dei dazi, che sta avendo un pesante impatto sugli esportatori asiatici, molti acquirenti americani stanno riducendo i loro acquisti per evitare l’aumento dei costi. I timori della recessione, spiega il South China Morning Post, stanno spingendo alcuni esportatori cinesi a prendere la drastica decisione di abbandonare le spedizioni a metà viaggio e cedere i container alle compagnie di navigazione per evitare gli schiaccianti costi tariffari. Le multinazionali statunitensi cercano soluzioni per aggirare questo problema.

Il 9 aprile sono entrati in vigore i dazi del 104% su tutte le merci cinesi importate negli Stati Uniti. Le tariffe si aggiungono ai dazi del 20% in vigore prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, arrivando a un totale che sfiora il 125%. Una delle conseguenze più immediate, come racconta South China Morning Post, è che si è ridotto il volume delle spedizioni dirette dalla Cina agli Stati Uniti, passando da 40-50 container al giorno a soli 3-6. Pechino ha risposto con delle contro tariffe sui prodotti statunitensi dell’84%. 

La Cina è il maggiore esportatore mondiale e nel 2024 ha inviato merci per un valore di 524 miliardi di dollari negli Stati Uniti, il primo singolo mercato di esportazione al mondo. Al contempo, le esportazioni statunitensi verso la Cina si sono fermate a soli 146,6 miliardi di dollari, secono dati delle Dogane cinesi, per un totale di 688 miliardi di dollaridi scambi totali.

Nella confusione che si sta generando nei commerci internazionali, con merci bloccate dagli importatori americani nei porti di sbarco, la Apple ha fatto viaggiare cinque aerei pieni di iPhone dalla Cina e dall’India agli Stati Uniti in soli tre giorni per non pagare, almeno nell’immediato, i dazi.

Durante l’ultima settimana di marzo l’azienda ha rapidamente trasferito le scorte dai centri di produzione e ha fatto partire gli smartphone per evitare che l’applicazione delle tariffe influisse sugli aumenti di prezzo. Secondo i calcoli degli analisti, se prima di oggi (giorno in cui i dazi annunciati da Donald Trump sono diventati realtà) il costo complessivo, per Apple, delle componenti di un iPhone 16 Pro Max era di 649 usd, ovvero 809 usd includendo l'assemblaggio e il testing negli Stati Uniti, con l'entrata in vigore delle tariffe si parla di un costo di 1.242 usd per pezzo.

«Apple ha molte opzioni per mitigare il rischio di ribasso. Tra queste, l'approvvigionamento di un maggior numero di iPhone dall'India, l'aumento dei prezzi dei prodotti/servizi, la pressione sulla catena di fornitura per ottenere migliori risultati economici, l'introduzione di nuovi prodotti a prezzi più elevati e la modifica della cadenza di rilascio dei prodotti. Inoltre, Apple potrebbe passare a un programma di rilascio biennale per gli iPhone, che potrebbe mettere meno pressione alla catena di fornitura per adattarsi ai cambiamenti di versione», commentano gli analisti di Bank of America che, in ultima analisi e considerando la tradizionale strategia di investimento del gigante di Cupertino, non vedono Apple spostare l'intera produzione degli iPhone negli Stati Uniti nel breve o medio termine, preferendo la diversificazione della supply chain.(riproduzione riservata)


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