Quello che sta accadendo nella guerra dei dazi pare assuma una connotazione tragica e al momento senza via d’uscita soprattutto nella posizione americana dove viene usato spesso il vocabolo retaliation nel suo significato etimologico di vendetta.
Nelle ultime due settimane è stato un susseguirsi di colpi di scena nella drammaturgia dell’amministrazione americana nella persona del sua Presidente Trump culminati nel Liberation Day con il tabellone dei sessanta Paesi soggetti ai dazi reciproci (anomalia tecnica non chiarita fino ad oggi).
Alcuni paesi hanno già espresso più o meno palesemente la volontà come nel medioevo di incontrare Trump per una possibile quanto vaga negoziazione. L’Europa si sta attrezzando per la prossima settimana e la Cina, nello scorso week end, ha comunicato invece l’introduzione di un ulteriore dazio del 34% sui prodotti americani importati.
Questa decisione ha alimentato immediatamente una reazione di nervosismo irrazionale con un ultimatum da parte di Trump, entro il mezzogiorno (di fuoco) americano della giornata odierna, alla Cina di ritirare questa ultima misura; diversamente sui prodotti cinesi verrà applicato un dazio aggiuntivo del 50% portando il totale al 115%.
La Cina, di contro, per niente intimorita, nella giornata odierna, attraverso il Ministero del Commercio ha ribattuto che «si oppone fermamente a questo ulteriore provvedimento. Se la situazione produrrà una acutizzazione la Cina prenderà definitivamente contromisure per salvaguardare i propri diritti ed interessi. Le nuove tariffe contro la Cina sono un pesante errore rispetto a quelle esistenti che dimostrano una chiara natura ricattatoria americana. La Cina non accetterà queste nuove tariffe. Se gli Stati Uniti insisteranno la Cina andrà fino in fondo».
Questa guerra non è immaginabile che possa proseguire a lungo in un protezionismo retrivo degli anni trenta sulla falsariga del Presidente Hoover in quanto potrebbe distorcere realmente le regole multilaterali del mercato mondiale.
In realtà è necessario leggere queste aliquote daziarie in funzione della produzione cinese. Dan Wang, China Director di Eurasia group ha analizzato il margine di profitto dei prodotti esportati negli Stati Uniti e, poiché la media si attesta tra il 30% ed il 40% ha assunto che se i dazi nel loro complesso copriranno il 35% i profitti si limiteranno a poche unità percentuali; se invece supereranno il 70% l’esportazione non avrà più senso e quindi la Cina dovrà trovare percorsi alternativi. Ciò dimostrerebbe l’inutilità di dazi irragionevoli senza vantaggio alcuno per Trump.
In aggiunta Alicia Garcia-Herrero, capo economista della banca francese Natixis, esperta e profonda conoscitrice del mercato cinese, sostiene che questo incremento dei dazi nei confronti della Cina fa parte di una manovra per isolarla con la conseguenza di favorire Paesi vassalli come il Vietnam che, ancorché abbia subito dazi al 46% potrebbe giocare un ruolo nel disegno trumpiano.
In questo contesto rimangono per la Cina ancora irrisolti i problemi legati alla paralisi immobiliare e ai consumi interni, entrambi con la spada di Damocle del mercato azionario quotidianamente incerto.
Riguardo alla politica dei consumi, tra i vari provvedimenti succedutisi negli ultimi mesi, è stata introdotta la possibilità di ottenere prestiti destinati ai consumi per importi variabili tra l'equivalente di 38.000 e 42.000 euro con un piano di rientro entro sette anni al tasso del 2,6%. I consumatori cinesi, tuttavia, non sono molto attratti da questi strumenti in quanto sono preoccupati per la querelle dell’export visto che la Cina è vissuta e vive sulle esportazioni.
D’altro canto nascono nuove idee per i consumi non per gli umani ma per gli amici dell’uomo: a Shanghai è stato aperto un mese fa il primo Pet Fresh Store dove, accanto a prodotti confezionati, si presenta il banco del fresco con antipasti e dessert monoporzioni preparati al momento e dall’impiattamento accattivante. Il piano prevede entro aprile dieci punti vendita ed entro la fine dell’anno cento sul territorio cinese.
Mentre in Italia si lavora per la linea di porzionato per i single e mentre in America, causa la scarsità delle uova, i bambini sono costretti a dipingere per Pasqua le patate, in Cina ogni idea è buona per incentivare i consumi. Anche questo è un segnale del tempo. (riproduzione riservata)
* corrispondente da Shanghai, dove vive e lavora da 30 anni