Dieci mesi per mettersi in riga: è il tempo concesso alla super finanziaria Ant del gruppo Alibaba, che fa capo a Jack Ma, per adeguarsi alle nuove regole dettate da Pechino per il credito al consumo. L'autorità di controllo dell'industria finanziaria ha annunciato, infatti, che dal primo gennaio prossimo saranno in vigore nuove e più stringenti regole che impongono alle banche di gestire in proprio i rischi per il prestito con piattaforme internet e vietano l'outsourcing di questa funzione.
Questa norma smantella il sistema adottato da Ant Group, il quale riceve la richiesta di prestito del cliente attraverso smartphone e la trasmette alle banche associate, assieme a una valutazione del rischio e, per questa intermediazione, riceve una retribuzione che va dal 15 al 30 per cento sugli interessi che la banca riceverà. Il 40 per cento delle entrate di Ant è prodotta da questo sistema.
Un altro aspetto della nuova regolamentazione è che il credito generato dalle operazioni congiunte con piattaforme internet non può superare il 50 per cento del monte crediti della banca e le attività di prestito con una singola piattaforma non possono essere superiori al 25 per cento del loro capitale di classe 1. Inoltre, le banche regionali non potranno fare prestiti online al di fuori delle aree in cui sono registrate. Queste formulazioni, di fatto, costringeranno Ant a operare solo con le grandi banche di livello nazionale.
La commissione ha spiegato che queste regole hanno lo scopo di rafforzare la gestione del rischio delle banche, ma il contesto in cui si collocano testimonia di un conflitto in atto tra il gigante dell'e-commmerce e le autorità di Pechino.
Infatti, il modello di business di Ant Group ha alla base accordi con un centinaio banche locali e regionali che forniscono il 90 per cento dei prestiti, di fatto spingendo l'operatore a rivolgersi alle grandi banche di stato, definite da Jack Ma "banchi dei pegni".
In questo modo il creatore di Alibaba ha messo in piedi un business nel credito al consumo che ha coinvolto 500 milioni di clienti attraverso la app Alipay intermediando crediti per 2.200 miliardi di yuan (340 miliardi di dollari). E proprio facendo leva su questo immenso portafoglio Ant, a cui fa capo Alipay, aveva progettato lo scorso novembre di quotare in borsa a Hong Kong e Shanghai le proprie azioni con una spettacolare operazione di Ipo, che le avrebbe permesso di raccogliere l'equivalente di 37 miliardi di dollari, da utilizzare per espandere ulteriormente l'attività.
A quel punto sono intervenute le autorità di Pechino, bloccando l'Ipo e aprendo un'inchiesta sulle attività del finanziere, uno degli uomini più ricchi della Cina. Che ora, con le attività del gruppo, dovrà fare fronte agli impegni richiesti dalle nuove regole che impongono all'intermediario online del credito di fornire in proprio il 30 per cento dei fondi di ognuno dei prestiti. Stando l'attuale volume di prestiti gestiti da Ant, quest'ultima dovrebbe raccogliere in proprio 90 miliardi di dollari per rispettare il requisito. (riproduzione riservata)