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Perché l'Occidente ha bisogno della Cina nella fase di inflazione

Secondo il gestore di fondi, l'economia occidentale ha bisogno di un polo produttivo e di consumo pienamente funzionante nel Dragone per moderare i prezzi dei beni importati e trovare consumatori disposti a spendere, poiché i consumi occidentali sono asfissiati dall'inflazione


06/07/2022 15:14

di Alexis Bienvenu*

settimanale
Alexis Bienvenu

La People's Bank of China sta allentando le condizioni monetarie al fine di sostenere l'economia perché, lungi dall'impennarsi, l'inflazione cinese si è attestata al 2,1%, e addirittura allo 0,9% al netto dei prodotti energetici e alimentari. I prezzi alla produzione poi, che in ottobre minacciavano la stabilità economica con un incremento superiore al 13%, sono tornati a registrare una crescita annua del 6,4%.

Una situazione che i banchieri centrali occidentali possono solo sognare. La situazione degli ultimi mesi è stata più impattante dell'inizio della crisi del Covid, nella primavera del 2020. Nel 2021, l'immobiliare residenziale ha subito una flessione preoccupante con il quasi fallimento di uno dei principali immobiliaristi, Evergrande, evitato grazie al sostegno delle autorità.

Superata questa crisi se ne è profilata poi un'altra nella primavera del 2022: numerosi casi di Covid a Shanghai e Pechino, in particolare. La politica inflessibile dello zero Covid imposta da Xi Jinping ha costretto decine di milioni di persone all'isolamento. Le indagini sull'attività economica sono allora crollate: il Pmi composito è sceso da 51,2 in febbraio a 42,7 in aprile, segnalando una quasi recessione nel secondo trimestre del 2022. Ma le esortazioni del governo per stimolare l'erogazione del credito, ammorbidire le condizioni finanziarie attraverso la banca centrale e allentare la morsa normativa sul settore digitale hanno dato i loro frutti: il Pmi è salito a 54,1 in giugno.

La Cina sta quindi uscendo dal pantano mentre dilaga la paura della recessione nel resto del mondo. Un vero e proprio effetto pendolo. Se non fosse che, se confermata, la recessione colpirà probabilmente di più l'Occidente della Cina, perché in tempi di inflazione le banche centrali non possono sostenere le loro economie.

A questo si aggiunge la guerra in Ucraina. Due fattori che hanno finora risparmiato la Cina - almeno finché questa non scaglierà un attacco diretto contro Taiwan. In un certo senso, la guerra in Ucraina finisce persino col favorire la Cina. Da un lato, l'Occidente esorta la Cina a non dare sostegno totale alla Russia e, allo scopo, il G7 è certamente pronto a fare qualche concessione economica o politica. D'altra parte, il Paese sta iniziando a beneficiare, come l'India, del riorientamento verso Est delle esportazioni energetiche russe che non trovano più alcuno sbocco in Europa. Questa manna insperata di energia a basso costo, unita a una politica nucleare proattiva, offre notevoli possibilità di rilancio. Perché, in Cina, i reattori Epr funzionano...

Così, anche se la Cina terrorizza gli Stati Uniti con le sue dinamiche economiche e geopolitiche, diventa sempre più indispensabile per l'economia occidentale, che ha bisogno di un polo produttivo e di consumo pienamente funzionante in quel Paese per moderare i prezzi dei beni importati e trovare consumatori disposti a spendere, poiché i consumi occidentali sono asfissiati dall'inflazione.

Come in ogni crisi dal 2008, la Cina involontariamente va in soccorso dell'Occidente, che vorrebbe farne a meno anche se risulta sempre più difficile. Lo stesso vale per la Russia, sempre più dipendente dal destino del suo immenso rivale orientale. La Via della Seta sta quindi diventando una Via Crucis politica per l'Occidente man mano che si sta trasformando in una via d'uscita economica. (riproduzione riservata)

*gestore di La Financière de l'Echiquier


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