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Lobby Usa sulla Ue per bloccare, soprattutto in Europa, il 5G targato Huawei

Washington sta facendo pressioni affinché gli Stati europei escludano il colosso cinese dai fornitori per lo sviluppo delle reti di prossima generazione. I cinesi hanno già siglato 25 contratti sul 5G in tutto il mondo. Altri divieti, come quelli già imposti dagli Stati Uniti e dalla Nuova Zelanda, rallenterebbero lo sviluppo del 5G, frenando l’Europa rispetto ai concorrenti statunitensi e cinesi


06/02/2019 10:08

di Mauro Romano - Class Editori

Pressioni Usa sulla Ue per bloccare Huawei

Fermare la collaborazione di Huawei con i partner europei. Per l’amministrazione statunitense ostacolare la partecipazione del colosso cinese delle telecomunicazioni allo sviluppo delle reti 5G del Vecchio continente è diventata una priorità.

Funzionari Usa sono quindi a lavoro in un’opera diplomatica di lobby per convincere i governi a rinunciare all’utilizzo di componenti prodotte dal gruppo fondato da Ren Zhengfei o dall’altro gigante cinese del settore Zte. Pressioni in tal senso sarebbero già state fatte in sede Nato e a Bruxelles. E messaggi dello stesso tenore sono stati recapitali a Parigi e a Berlino, così come in altre capitali europee.

L’attenzione su Huawei è alta dall’arresto, lo scorso primo dicembre, in Canada della direttrice finanziaria del gruppo, Meng Wanzhou (figlia di Ren) sulla quale pende una richiesta di estradizione negli Stati Unti dove è accusata di truffa per aver condotto affari con l’Iran. Il governo di Washington considera la presenza di componenti Huawei nelle reti europee un rischio per la propria sicurezza nazionale. Eventualità che il colosso cinese ha smentito in più sedi, rigettando le accuse di spionaggio e di vicinanza al governo.

Secondo quanto rivelato dalla Reuters nei giorni scorsi, nei palazzi comunitari si sta riflettendo su una possibile proposta per escludere Huawei dalle forniture per lo sviluppo della rete mobile di prossima generazione. Le discussioni sono però ancora in una fase iniziale. Bruxelles dovrà infatti trovare un equilibrio tra i Paesi membri e tra la necessità di conciliare l’alleanza con gli Stati Uniti e i rapporti con la Repubblica popolare, che per la Ue rappresenta il secondo partner commerciale dietro soltanto agli stessi Usa.

Il tema è tale che Il Group Spécial Mobile Association, organismo internazionale che rappresenta 800 operatori mobili al mondo, sta preparando un riunione per analizzare le conseguenze di un eventuale blocco imposto su Huawei. I cinesi hanno già siglato 25 contratti sul 5G in tutto il mondo. Altri divieti, come quelli già imposti dagli Stati Uniti e dalla Nuova Zelanda, pertanto rallenterebbero lo sviluppo del 5G, come ammoniva nelle scorse settimane un report interno a Deutsche Telekom, frenando l’Europa rispetto ai concorrenti statunitensi e cinesi.

In Italia la rete 5G è argomento di un’indagine conoscitiva condotta dalla commissione Trasporti della Camera. I rapporti con Huawei sono stati una costante tra le domande poste dai deputati agli operatori finora sentiti. L’attenzione è alta, ma finora non sono state rilevate criticità. “Comunque nella nostra strategia dei fornitori abbiamo sempre voluto avere mani libere”, aveva spiegato l’ad di Fastweb, Alberto Calcagno. Per Tim invece il colosso cinese “è un fornitore importante”. Come si legge nei resoconti parlamentari il direttore affari pubblici del gruppo ha comunque voluto chiarire: “ Siamo il principale operatore di rete del Paese e come tale naturalmente collaboriamo strettamente con il Governo e istituzioni di sicurezza sui temi della sicurezza delle infrastrutture”.


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