Huawei è in piena trattativa per finanziare i prossimi progetti di smart city in Italia. Thomas Miao, ceo del colosso cinese delle tlc in Italia, non ha voluto rivelare il nome della controparte. Soltanto qualche giorno fa Ren Zhengfei, fondatore del gruppo con sede a Shenzhen, aveva però evidenziato le difficoltà ad avere credito dalle banche occidentali in conseguenza dello scontro con l’amministrazione statunitense, che vede coinvolta l’azienda accusata da Washington di essere un pericolo per la sicurezza nazionale.
Al momento della firma dei prossimi memorandum of understanding per futuri progetti pilota di città intelligenti, dopo la sperimentazione a Cagliari, Miao vuole comunque arrivare presentandosi con adeguate risorse. E su questo punto in Italia potrebbe non essere isolata.
In occasione della tappa romana del tour di presentazione del progetto smart city, il numero uno di Huawei in Italia ha mostrato ottimismo rispetto agli effetti della nuova normativa sulla cybersicurezza e a eventuali ricadute sull’attività nella penisola per l’ostruzionismo Usa, ribadito appena mercoledì dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, in visita a Roma.
«Ci sono degli elementi di disturbo di fondo ma non siamo preoccupati», ha spiegato augurandosi di poter continuare a stare nel Paese per 15 anni. Soltanto un paio di settimane fa il gruppo ha d’altronde confermato investimenti nel Paese per 2,7 miliardi entro il 2021. E Miao ha rilanciato l’idea di una alleanza per le Smart City. L’iniziativa sarà presentata il prossimo 24 ottobre in occasione dell’inaugurazione dell’ufficio romano della multinazionale e del nuovo centro per l'innovazione, che nelle intenzioni dovranno diventare una piattaforma per integrare il lavoro di Huawei con quello di partner pubblici e privati.
In Italia Huawei ha intenzione di adottare un approccio alle smart citiy che parte dalla storia delle città italiane e fa leva sulle idee degli innovatori locali, rafforzando la collaborazione con l'intero ecosistema italiano.
La visione tecnologica di Huawei, ha spiegato la stessa azienda, prevede un'infrastruttura e una piattaforma Ict unificate per molteplici usi, integrati e interoperabili che consentono alle città di rispondere a tutte le sfide che devono affrontare e risolvere per diventare intelligenti, nei più diversi settori, come quelli del traffico e mobilità, gestione dell'energia, gestione ambientale, crescita urbana e sviluppo sociale, sicurezza pubblica e molti altri.
Uno dei fattori abilitanti delle prossime città intelligenti, emerge da uno studio di EY è rappresentato dagli investimenti delle multiutility Ecco perché lo smart city index 2018 stilato dalla società di consulenza, è dominato dalle città metropolitane con Milano in testa, seguita da Torino e Bologna. Il predominio delle grandi città, ha spiegato Marco Mena è destinato a proseguire per i prossimi due o tre anni. Il ruolo delle utility, coinvolte da Huawei nel proprio road show, è evidenziato anche nelle città di medie dimesioni, mentre riscontrano problemi i centri sotto gli 80 mila abitanti.
"Faremo leva sulla nostra strategia in materia e sulla grande esperienza che abbiamo maturato in oltre 160 progetti di Smart City in tutto il mondo. Esercitando il nostro ruolo di abilitatore, partner e incubatore di Smart City, continueremo a sostenere la digitalizzazione del Paese. Il fine ultimo è consentire all’Italia di assumere un ruolo di leadership sulla scena globale in questo campo", ha agigunto Miao
Interesse a ospitare i prossimi pilot è stato avanzato da diverse città toccate dal giro di presentazioni di Huawei. Dopo Milano, Torino, Genova e Roma, il road show farà tappa a Bari e a Cagliari dove già è attivo in Centro congiunto per l'innovazione, assieme alla Regione Sardegna e dove il colosso cinese sta sviluppando progetti per il riconoscimento facciale. (riproduzione riservata)