Una Via della Seta del retail. Si potrebbe definire così la love story che ha portato due diversi colossi cinesi ad aprire in partnership con il multibrand italiano Antonia, enormi department store dedicati alla selezione di marchi che ha fatto il successo dell’insegna milanese. «Dal 2016 abbiamo aperto a Macao un grande spazio di circa 3mila metri quadri insieme con il gruppo locale Modern avenue (ex gruppo Canudilo, noto in Italia per aver acquisito il controllo di Dirk Bikkembergs, ndr). E dallo scorso anno siamo a Hong Kong all’interno del mall K11 Musea di Victoria dockside, in partnership con l’imprenditore Adrian Cheng (vedere MFF del 30 giugno)», ha raccontato a MFF Maurizio Purificato, che con Antonia Giacinti guida la realtà multibrand italiana.
«Con Cheng, in particolare, ad aprile del prossimo anno inaugureremo un nuovo spazio importante a Wuhan, città che sta ripartendo come non mai, dopo la crisi innescata dal coronavirus. E negli anni seguiranno altre aperture fisiche nella mainland China», ha proseguito l’imprenditore. Che in questa intervista a MFF ha descritto la sua strategia per radicare in Asia il brand Antonia, e accelerare lo sviluppo dell’e-commerce in tutta la greater China e in Asia. Tracciando anche gli scenari del retail fashion italiano nel contesto che segue al Covid-19.
In che modo siete riusciti a entrare sul mercato cinese? E che ruolo riveste nella vostra strategia?
Le barriere all’ingresso sono fortissime, ma Antonia è riconosciuta come un’eccellenza internazionale. I nostri partner trovano il mix di prodotto che scegliamo unico, e grazie ai loro forti investimenti stiamo creando una brand awareness fortissima sulla nostra insegna. In futuro svilupperemo ulteriormente l’e-commerce, nell’ottica di gestirlo autonomamente.
Qual è il segreto del vostro format sul mercato asiatico?
In tutte le nostre partnership, anche quando abbiamo aperto Excelsion con Coin, abbiamo sempre mantenuto la nostra architettura affidata a Vincenzo De Cotiis, il visual di tutti i punti vendita, e soprattutto la selezione del prodotto. Cosa fondamentale.
Che risposta avete nei department store di Macao e Hong Kong?
Nell’esercizio 2019, Antonia Macao, aperto dal 2016 all’interno del Parisian mall assieme al gruppo Modern Avenue, ha fatturato oltre 15 milioni di euro. Hong Kong anche si è mossa molto bene, ma i dati sono parziali e influenzati da diverse situazioni contingenti che hanno frenato la presenza di turismo dalla mainland China.
Che impatto ha avuto il coronavirus e come mai aprirete nel 2021 proprio a Wuhan?
Il revenge spending è una realtà. Per questo siamo molto ottimisti sull’opening di Wuhan, che era in programma già per il 2020. Avremo uno spazio importante nel nuovo mall K11 dell’imprenditore Adrian Cheng, e con lui stiamo lavorando su altri punti vendita fisici. Credo saremo alla fine in più di cinque città della mainland China. E sicuramente arriveremo a Shanghai e Beijing.
Vi siete affidati buyer locali per intercettare le richieste del mercato cinese?
I nostri buyer sono i più bravi al mondo, mi sento di dire. Per il mercato cinese abbiamo una ragazza di Hong Kong con un’esperienza di sette anni da Joyce. Lei supervisiona tutto il team asiatico.
Che scenario vede per il mercato multibrand in Italia dopo l’impatto del Covid-19?
L’Italia è un mercato atipico, con circa 300 multibrand presenti in modo diffuso sul territorio. C’è una sovradistribuzione di prodotto. I brand stanno rivedendo questa presenza. Gucci, ad esempio, ha dichiarato che da 110 punti vendita in Italia ridurrà la sua presenza wholesale a circa 40 insegne. Rimarranno probabilmente solo pochi trend setter tra gli store multimarca. Per questo noi di Antonia stiamo spingendo da subito su brand come Bottega Veneta.
Con tutta questa espansione, potreste pensare di quotarvi in Borsa?
Non esageriamo... (sorride). La nostra strategia è diventare sempre più brand e meno boutique. Con un socio, che con me ha lavorato nell’editoria, siamo agenti per l’Italia di Hypebeast, che solo su Instagram ha nove milioni di follower. Un canale di accesso importantissimo per la Generation Z e i Millennials, ricercatissimo da tutti i brand. Anche questo significa trasformarsi in un gruppo. (riproduzione riservata)