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Milano FW, l'alta moda di Curiel cresce in Cina con il black dress

Il brand italiano controllato dalla Redstone dell'imprenditore cinese Yizheng Zhao sta puntando a rafforzare la distribuzione nel mercato del Dragone con una linea confezionata in cina con stoffe italiane. Ai flagship di Pechino e Shanghai sono seguite le aperture di altri 16 monomarca


21/02/2019 11:55

di Alice Merli - Class Editori

curiel
Lo showroom di Curiel a Shanghai

 

Focus sull’espansione cinese ma anche attenzione sull’Italia per Curiel,  la maison di alta moda, che nel 2016 ha visto la creazione della newco Curiel ltd, una joint ventures tra tra Redstone group, che fa capo al magnate cinese Yizheng Zhao, e Raffaella Curiel, titolare della maison milanese insieme alla figlia Gigliola Castellini Curiel, quarta generazione di una famiglia che nell’alta moda lavora da cent’anni.

Acquisita in parte da Redstone group, che in Italia produce e vende anche il brand di pret a porter Giada, la maison milanese è diretta da Gigliola Castellini.

«In Cina abbiamo trovato un mercato giovane e dinamico, dove abbiamo lanciato la linea Curiellino, fatta soprattutto di little black dress, che sta andando benissimo. Nell'ultimo anno e mezzo, da quando è incominciata la collaborazione con Redstone, abbiamo lavorato sulla distribuzione, dove oggi contiamo 18 monomarca, di cui due flagship a Pechino e Shanghai dedicati anche all’alta moda», ha spiegato a MFF Gigliola Curiel., «ora l’attenzione sarà rivolta anche all’Italia, dove punteremo sullo sviluppo wholesale, anche oltreconfine. Ci piacerebbe aprire una boutique a Milano entro i prossimi due anni», ha concluso Curiel.

Sul fronte prodotto, la collezione alta moda studiata per la primavera-estate 2019 abbraccia 25 pezzi ispirati all’heritage di famiglia e al concetto di eleganza. In primo piano volumi, asimmetrie e sovrapposizioni con l’abito Smeraldo, con un lungo velo impalpabile tagliato in sbieco e doppiato fino al modello Gigliola impreziosito da 47 metri di chiffon rosso e rosa drappeggiati.

Com’è nata l’idea di vendere a un gruppo cinese? «Servivano capitali freschi perché lo scenario si sta trasformando radicalmente e la commercializzazione, con presentazione delle collezioni in eventi e appuntamenti privati, rischiava di diventare obsoleta e non adatta al prêt-à-porter che è il 50% del fatturato,» ha risposto la stilista.

 

In Cina il marchio si è sviluppato attraverso quattro linee: l’alta moda perché in Cina c'è il pubblico che può permettersela,  il prêt-à-porter, con Curiellino, e una terza linea, prodotta in Cina con stoffe italiane. «E svilupperemo anche una linea bambina,» ha detto la stilista.

 


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