«Impossibile, oggi, fare previsioni credibili sul mercato cinese». È l’analisi di Alfredo Cerciello, presidente di Nordmeccanica Cina, la società del gruppo piacentino specializzato nelle più innovative macchine accoppiatrici per l’imballaggio flessibile, ma anche per la metallizzazione di carta e film plastici destinate a prodotti alimentari e non solo.
Nordmeccanica a livello globale è tra i protagonisti del settore, esporta dal 2003 in Cina, dove dal 2009 produce in uno stabilimento di Shanghai per servire sia il mercato cinese sia le aree che alla Cina fanno riferimento. I dipendenti sono sono una cinquantina.
«Abbiamo un solo manager italiano e un solo dipendente che non riuscirà a rientrare il 10 febbraio quando riprenderemo le attività nello stabilimento di Pudong», ha spiegato Cerciello che è rientrato dalla Cina il 19 gennaio, «alle autorità cinesi abbiamo avuto indicazioni precise: nessun dipendente che non si presenta in questa fase di emergenza potrà essere licenziato. Riprendiamo ma non sappiamo cosa avremo di fronte».
«Tradizionalmente i mesi di gennaio e febbraio in Cina sono poco significativi, ma ci sono segnali come il rinvio a data da definire della fiera Chinaplas 2020 in programma dal 21 al 24 maggio a Guangzhou e non sappiamo quali livello di attività saranno in grado di garantire i nostri clienti e i nostri clienti che spesso sono aziende con duemila o più dipendenti. Vedremo cosa accadrà. Sarebbe importante poter verificare l’attendibilità di tante informazioni che circolano, ma questo in Cina è un problema».
La chiave di volta per conquistare il mercato cinese per Nordmeccanica è stata la qualità: «C’era un solo modo per scalare un mercato affollato e estremamente competitivo: puntare sull’alto di gamma, con prodotti di eccellenza e marginalità elevata,» ha spiegato Cerciello, «questa impostazione ci ha consentito prima di accreditarci nel mercato e, successivamente, affrontare la concorrenza. Quando siamo sbarcati in Cina proponevamo già macchine di altissima qualità, mentre la concorrenza dirottava su quell’area i prodotti che risultavano tecnologicamente superati per gli standard occidentali».
«Il plus tecnologico ci ha consentito di diventare rapidamente la prima azienda del settore in Cina e oggi controlliamo il 65% del mercato locale rispondendo anche all’evoluzione normativa cinese, diventata sempre più stringente in termini di sostenibilità: sono nate su questa spinta le macchine solventless, che accoppiano i film plastici per gli imballaggi senza impiegare solventi chimic».
Nordmeccanica in pochi anni è diventato il principale produttore mondiale del settore, con una quota di mercato globale prossima al 75% (export pari al 95%) nella realizzazione di macchine per la produzione di buste per gli alimenti confezionati, blister farmaceutici e tutta una serie di produzioni ad alta tecnologia, come quelle necessarie per riprodurre gli ologrammi sulle carte di credito e le banconote, le pellicole che proteggono i pannelli fotovoltaici, i sistemi di rinforzo di caschi e giubbotti antiproiettile.
Il 2019 per Nordmeccanica Machinery Shanghai Co.si è chiuso con livelli di fatturato simili al 2018, anche a causa delle tensioni tra Usa e Cina. «Per il 2020, al netto dell’emergenza coronavirus, era prevista una crescita a doppia cifra del fatturato che a livello globale come gruppo continuiamo a mantenere valida».
«Sulla Cina per ora non facciamo previsioni. La produzione di 50 macchine che valgono fino a 10 milioni di euro rimane nelle attese. Il nostro stabilimento cinese di fatto rimane chiuso una settimana in più del previsto, ma è il contesto operativo che troveremo a generare dubbi». (riproduzione riservata)