Giocare un ruolo da protagonista nella Belt and Road Initiative (BRI), la nuova Via della Seta, realizzando nel giro di pochi anni tutte le infrastrutture e le sinergie operative indispensabili per trasformare i tre porti dell’Alto Adriatico, Ravenna, Venezia e Trieste, in un polo logistico integrato, ben collegato via treno con i mercati del centro Europa, attraverso il Brennero.
L'obiettivo è la sfida, ad armi pari, con i porti della Croazia e del Pireo, ma soprattutto con il Nord Europa, che rappresenta ancora il principale punto di arrivo delle merci in arrivo dalla Cina, nonostante lo svantaggio geografico rispetto ai porti mediterranei, che implica almeno sette giorni di più di navigazione con un forte impatto ambientale per la Co2 scaricata nell'aria dalle navi.
Daniele Rossi, presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna e da ieri anche presidente di Assoporti, l'associazione nazionale deli operatori, incarico rilevato da Zeno D'Agostino, che è diventato vicepresidente dell'associazione europea, ha ben chiari i termini della sfida che l'attende.
«Le grandi decisioni le prenderà il mercato, sarà il mercato a decidere dove si sposteranno i flussi di merci. A noi competono le scelte per creare le infrastrutture di raccordo e le sinergie operative per mettere in campo un polo logistico innovativo. E’ un programma di lavoro che potrà diventare realtà nel giro di pochi anni solo se i porti dell’Alto Adriatico faranno squadra, lavoreranno insieme,» ha spiegato a Milano Finanza, dopo la nomina per acclamazione.
Nel porto di Ravenna si sta lavorando su un piano da 230 milioni di euro che indurrà nei prossimi quattro anni investimenti complessivi per 500 milioni di euro. Entro l’estate dovrebbero partire le gare per l’affidamento a un general contractor dei lavori, tra cui la realizzazione di fondali più profondi, di nuove banchine, di terminal ferroviari, di magazzini su una superficie di 200 ettari e tutto quel che serve per un vero hub portuale capace di attirare interesse da parte di operatori internazionali, ma in particolare con l'occhio ai cinesi.
L’arrivo a Ravenna un anno fa di China Merchant è stato un ulteriore segnale forte, dopo l'investimento in fieri di Cosco nello scalo ligure di Vado, dell'interesse che società del Dragone possono avere per i porti italiani.
«In un anno la società cinese ha creato posti di lavoro e abbiamo presentato a Hong Kong, nel loro quartier generale, i nostri progetti di sviluppo sul porto di Ravenna. Quel che serve ora sono tempi rapidi e certi,» ha spiegato Rossi.
«È per questo che come Assoporti dovremo sollecitare attenzioni per arrivare a un codice degli appalti e a normative ambientali che consentano ai cantieri di partire e di concludersi. Non si tratta di chiedere scorciatoie” ma regole chiare e adeguate alle sfide che stiamo affrontando. Inutile ripetere che i porti della Croazia, il Pireo, dove già ci sono investimenti cinesi, i porti del Nord Europa non stanno a guardare,» ha insistito il neopresidente di Assoporti.
Come anche Zeno D'Agostino, che pochi giorni fa ha inaugurato la nuova zona industriale di libero scambio alle spalle del porto di Trieste, anche Rossi guarda all'industria. «Anche in relazione al progetto di sviluppo del porto di Ravenna più che di investitori cinesi penso abbiamo bisogno di partner industriali cinesi, di operatori capaci di aprire nuovi scenari come hanno fatto i manager di China Merchant Group,» ha spiegato.
China Merchant Group, installata a Ravenna nei grandi spazi che furono parte dell’impero Ferruzzi, sta puntando con decisione sull’ingegneria off shore, quindi sull’oil & gas, e sulla cantieristica per le crociere quindi è naturale l’interesse per lo sviluppo del porto in tutte le sue funzioni. Ha creato una società dedicata, Cmit-China merchant industry technology Europe, guidata dal ceo Stefano Schiavo, che ha assunto già 50 persone. Il team ravennate lavorerà in stretto rapporto con il porto cinese di Shenzhen, di proprietà di CMGH e nelle previsioni uno staff di cento persone è all’orizzonte.
China Merchant Group, controllata dal governo, è il più grande sviluppatore portuale al mondo, controlla 36 porti in 18 Paesi tra cui Hong Kong, Taiwan, Shenzhen e Shanghai e su Ravenna ha già investito una decina di milioni per la fase di start-up. Nel 2017 ha registrato un fatturato di circa 78 miliardi di euro con 17,7 miliardi di utili. E’ la prima azienda statale cinese in termini di valore e ricchezza.
Ravenna è uno dei 14 core-port strategici europei e terminale meridionale dei due corridoi Baltico-Adriatico e Mediterraneo delle reti Ten-T, con 14 km di banchine, 22 terminal privati, oltre 600mila mq di magazzini e 27 milioni di tonnellate di merci movimentate ogni anno, per il 66% rinfuse solide, segmento in cui è leader.
A Ravenna, dove sono insediati operatori internazionali, tra cui Rosetti Marino, Eni e Micoperi, è stato lanciato il primo corso in Italia in Offshore engineering, sviluppato nel campus romagnolo dell’Università di Bologna, una laurea magistrale internazionale, solo in inglese, iniziativa che punta alla formazione dei talenti di domani in un settore strategico.