Dopo Australia e Canada le parafarmacie cinesi guardano all’Italia. Una delegazione della China Medicale Pharmaceutical Material Association (CM-PMA) è a Roma e Milano per incontri con il ministero dello Sviluppo Economico, con la Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) e con Federmarma. Scopo della missione è organizzare un primo congresso che metta assieme gli imprenditori del settore per favorire la conoscenza reciproca dei prodotti e delle aziende dei due Paesi.
A guidare la delegazione cinese è il vicepresidente della CM-PMA, Ma Shoujun, anche presidente del comitato parafarmaceutico dell’associazione e a capo della Qingda963, realtà da 150 milioni di euro di fatturato (circa 1 miliardo di yuan) e che conta una rete di 600 farmacie nei principali centri della provincia orientale dello Shandong, dove gestisce anche un ospedale tradizionale cinese, una clinica per anziani, un’azienda di marketing e una propria azienda vinicola.
Quanto al comitato, i numeri parlano di 1.200 catene di farmacie aderenti, che rappresentano 50mila esercizi individuali sparsi nella Repubblica popolare. L’Associazione conta invece 5.000 membri e di fatto pesa per circa l’80% del valore di mercato del settore medico, farmaceutico e parafarmaceutico del Paese. Le principali attività sono l’organizzazione di fiere dell’industria del settore, l’importazione e l’esportazione di prodotti, operazioni di fusione e acquisizione, nonché attraverso un proprio incubatore la semplificazione dei trasferimenti di tecnologia dall’estero sul mercato cinese, snellendo la registrazione dei prodotti.
Nel 2016 e nel 2018 sono nate le due branch australiana e canadese. In Australia la Qingdao963 è peraltro già entrata in jv venture con controparti locali per operare nel farmaceutico, nel settore dei prodotti biologici e nel vino.
Un percorso che ora il mondo delle parafarmacie cinesi, accompagnato nella missione da PriorConsulting, vorrebbe ripetere anche in Italia. La base saranno forum di discussione sulla tecnologia e l’innovazione del settore da tenere due o tre volte l’anno nella penisola o in Cina, così da poter in un secondo tempo favorire il commercio ed eventuali operazioni di M&A . Una scelta, quella dell’Italia, che Ma Shoujun spiega anche con il rinnovato clima nelle relazioni sino-italiane dopo la visita del presidente Xi Jinping a Roma lo scorso marzo e la firma del memorandum d’intesa per la collaborazione lungo la nuova Via della Seta.