Il colosso cinese dell'auto elettrica Byd punta sempre di più sull'Europa e il suo advisor Alfredo Altavilla, l'ex manager di Fca ai tempi di Sergio Marchionne, lancia un assist alla componentistica non solo europea ma anche italiana. Lo ha dichiarato Altavilla in un incontro ieri a Francoforte con la stampa italiana, avvenuto a margine della presentazione della Sealion 7, uno dei prossimi cinque modelli che il gruppo di Shenzhen «intende lanciare entro fine 2025».
«C'è volontà da parte di Byd di giocare una partita europea, ma di farlo con un atteggiamento diverso da quello di altri costruttori cinesi», ha sottolineato Altavilla, che dalla scorsa estate è consulente speciale per l'Europa della casa asiatica. Byd vuole lanciare nel Vecchio Continente cinque nuovi modelli l'anno prossimo nonostante le «condizioni di mercato difficili: il 2025», ha spiegato Altavilla, ex chief operating officer Emea di Fiat Chrysler Automobiles, «rischia di diventare un anno estremamente complicato» anche a causa dei dazi, «un errore, che sta diventando un boomerang per l'industria europea». Per Byd, però, quello delle barriere doganali è «un mal di testa passeggero, perché da settembre dell'anno prossimo le sue auto saranno prodotte in Ungheria e Turchia», ha confermato Altavilla.
Byd si appresta, quindi, a realizzare le sue auto elettriche e a nuova energia (ibride) direttamente sul suolo europeo e questa può essere un'opportunità anche per l'Italia. Come? «Molti componentisti italiani sono già in Turchia e nell'Est Europa», ha segnalato Altavilla, «c'erano andati al seguito di loro clienti europei, ma alcuni di questi hanno avuto volumi in discesa, quindi credo ci sia spazio per controbilanciare. Ognuno di loro dovrà anche valutare se c'è spazio anche per produzioni in Italia, dove il savoir-faire della componentistica è enorme». Secondo il manager, quindi, alcuni fornitori italiani potranno beneficiare della nuova produzione cinese in Europa, anche perché il costruttore cercherà di avvalersi il più possibile di fornitori locali piuttosto che cinesi, per ovvi motivi logistici ed economici.
Alla domanda sul perché Byd abbia deciso di iniziare a produrre in Ungheria e Turchia Altavilla ha risposto che queste sono decisioni «prese quando non collaboravo con Byd, non ne conosco le ragioni. Ma sulla Turchia «che conosco bene», dato che quando era in Fiat il manager è stato dal luglio 2005 chief executive officer di Tofas, la joint-venture tra la casa torinese e la turca Koç Holding, «posso dire che è un Paese stra competitivo, con una filiera completa. E, come l'Ungheria, sono due Paesi che permettono di esportare nel resto d'Europa a dazi zero».
Infine Altavilla ha parlato degli incentivi all'elettrico, «una droga di cui il mercato non ha bisogno», ma se invece «li mettessimo a vantaggio della filiera, questa se ne gioverebbe: serve più competitività e se si trovasse il modo, Byd e qualsiasi altro costruttore prenderebbe (la cosa, ndr) in considerazione».
Il problema, secondo il manager, è: «Chi arriva vivo al 2035 se questo sistema delle multe (quelle sulle nuove emissioni dal 2025, ndr) non viene modificato? Mi auguro che prima o poi ci sia presa di coscienza: bisogna lasciare al consumatore la possibilità di scelta su cosa comprare». Di certo «un mercato in crisi non aiuta nessuno e non lo vuole nessuno», ha chiarito Altavilla, tornando sulla strategia di Byd sul 2025: «In questo contesto incerto abbiamo un piano di lancio di cinque auto nuove: difficile vedere tra i costruttori tradizionali cinque lanci in 12 mesi». (riproduzione riservata)