I dati pubblicati oggi dalle dogane cinesi confermano che lo scorso novembre le esportazioni italiane nella repubblica popolare hanno segnato una forte accelerazione, su base annua, come l'Istat aveva già segnalato il 21 dicembre scorso. Secondo i dati cinesi l'aumento è stato del 20,5% a 1,9 miliardi, mentre l'Istat segnalava un incremento ancora maggiore, +35%.
«La differenza è data dal fatto che i dati Istat di esportazione sono rilevati fob mentre da parte cinese le importazioni sono cif, inoltre possono verificarsi sfasamenti temporali e nel calcolo dei tassi di cambio», ha spiegato Gianpaolo Bruno, responsabile dell'ufficio Ice di Pechino.
«L'inpennata delle vendite italiane di merci in Cina del mese di novembre sono da associare alla continua espansione della domanda interna cinese. In particolare, si rileva la perdurante performance positiva del settore manifatturiero nonché la consistente ripresa delle vendite al dettaglio di beni di consumo, entrambi i comparti favoriti dal miglioramento delle aspettative di imprese e consumatori», ha continuato Bruno, «tali settori hanno sospinto sia la domanda di macchinari e componentistica sia le importazioni di beni di consumo che rappresentano altrettanti vantaggi comparati delle imprese italiane sul mercato cinese».
La conferma viene dallo spaccato settoriale dei dati cinesi, da cui emerge che i settori che hanno fatto molto meglio della media sono gioielleria (+135%) e automobili (+134%) seguiti dai prodotti di pelletteria (+98%), abbigliamento (+61,4%), calzature (+76%), maglieria (+81%) e profumeria (+37%).
Anche se occorrerà aspettare i dati di dicembre per avere conferma dell'inversione di tendenza rispetto alla prima parte dell'anno, è assodato che con l'export di novembre si è riallineato al 2019 il dato relativo ai primi 11 mesi del 2020. L'export italiano in Cina quest'anno ha toccato 17,3 miliardi, mantenendo lo stesso livello di un anno fa, mentre nel complesso la Cina ha registrato il 3% in meno di importazioni.
Ne hanno risentito, più dell'Italia, Germania e Francia, che hanno perso rispettivamente il 4% (su un totale di export di 82 miliardi di euro) e il 12% (su un export totale di 23 miliardi), mentre, curiosamente, gli Stati Uniti hanno esportato in Cina per 104 miliardi di euro con un aumento del 4%.
Anche l'export del Regno Unito verso la Cina ha subito un crollo del 19%, mentre la Spagna, che ha esportato per circa 8 miliardi di euro, quindi la metà dell'Italia, ha visto crescere la sua quota del 16%.
Tra i paesi dell'Estremo Oriente che stanno guadagnando posizioni in Cina spiccano Taiwan, che è il principale esportatore nella Repubblica popolare ed ha aumentato nel 2020 la sua quota del 13%, e il Vietnam, che esporta in Cina per 61 miliardi di euro, in crescita del 18%. (riproduzione riservata)