L'amicizia tra Cina e Russia è «solida come una roccia». Nel difendere l'asse con Mosca in occasione della conferenza stampa a margine dei lavori dell'annuale plenaria dell'assemblea nazionale del popolo, l'organismo legislativo cinese, il ministro degli Esteri Wang Yi ha tuttavia evitato di usare la parola alleanza.
L'aggressione russa contro l'Ucraina non è potuta rimanere fuori dalle discussioni durante l'assise primaverile, uno dei principali appuntamenti politici della Repubblica popolare. Per Pechino è l'occasione di fissare i propri target di crescita (5,5% nel 2022) e annunciare le spese per la difesa quest'anno in aumento del 7,1%.
L'invasione dell'Ucraina ordinata da Vladimir Putin sembra aver colto i cinesi alla sprovvista. Finora i rappresentanti di Pechino non hanno usato il termine invasione, auspicando però la fine delle ostilità attraverso il dialogo. La Cina lavorerà con la comunità internazionale per fornire «la mediazione necessaria» quando necessario, ha assicurato Wang, sollecitato dalla Ue a favorire un cessate-il-fuoco. Un primo passo sarà l'invio di aiuti umanitari. Ciò che non è stato detto è se i cinesi sosterranno economicamente Mosca.
Per ora Pechino ha fatto sapere che non applicherà le sanzioni. La Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali e la Nuova banca per lo Sviluppo, l'istituto dei Brics, hanno però fermato progetti e prestiti legati alla Russia. Entrambi gli istituti sono organizzazioni multilaterali, ma comunque nati su impulso cinese per rompere l'ordine finanziario internazionale nato con gli accordi Bretton Woods. A guardare alla Cina come un salvagente sono ancora una volta le banche russe. Non soltanto nell'ipotesi di poter sfruttare il circuito Cips, alternativo allo Swift.
Tagliate fuori dai sistemi Visa e Mastercard, in ottemperanza alla sanzioni Usa, Sberbank, Rosbank, Tinkoff-Bank, Raiffeisen e Mkb stanno lavorando con China Unionpay, colosso con la più ampia base di carte di pagamento al mondo, presente in circa 180 Paesi. (riproduzione riservata)