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Politica

La Cina resterà chiusa alla mobilità estera ancora per tutto il 2022

L'assenza di visitatori esteri e di novità nei prodotti alla China International Import Expo ripropone le difficoltà per chi vuole operare nel mercato cinese. La politica della tolleranza zero, riducendo drasticamente la mobilità da e per la Cina, sta inducendo molti espatriati a rientrare nei paesi d'origine. Per ora gli affari prosperano, ma il 2022 sarà pieno di incognite


10/11/2021 13:17

di Marco Leporati*

settimanale

La quarta edizione della CIIE (China International Import Expo), la più grande fiera mondiale dedicata ai prodotti d'importazione, che termina domani a Shanghai, si è svolta senza la presenza di espositori e visitatori provenienti dall’estero. Fatto salvo qualche impavido coraggioso che ha sfidato, per presenziare la vetrina della fiera, le tre settimane di quarantena senza contare i vincoli della mobilità in entrata, i presenti sono stati solo quelli che vivono e lavorano in Cina

Anche i prodotti presentati sono quelli in parte già presenti sul mercato cinese, le poche novità sono arrivate per delega a importatori cinesi già presenti sul territorio come per esempio 120.000 lattine contenenti pinoli provenienti per la prima volta a Shanghai dall’Afghanistan e vendute immediatamente in livestream durante i primi quattro giorni di fiera.

Nessuno ha avuto l’opportunità di promuovere i propri assets. La zero tolerance e ovviamente le ripercussioni sul fronte della mobilità internazionale delle persone e delle loro famiglie hanno pesantemente condizionato questa manifestazione, lanciata con molte ambizioni per dimostrare l'apertura della Cina ai mercati internazionali.

E par di capire che gli effetti della tolleranza zero verso il Covid dureranno ancora a lungo. Le comunicazioni ufficiali emanate pongono come termine indicativo per le limitazioni alla mobilità dicembre 2022. Unica eccezione, discussa in questi giorni, è l’eventuale apertura nel giugno 2022 della frontiera tra Cina, limitatamente alla provincia del Guangdong, e Hong Kong senza il vincolo della quarantena.

Per le entrate di stranieri  in Cina vige una quarantena obbligatoria di quattordici giorni con alcune eccezioni in determinate aree  stabilite in ventuno oltre ad una settimana fiduciaria. In futuro la quarantena non verrà più gestita presso hotels o strutture ricettive analoghe ma presso centri appositamente costruiti per ospitare coloro i quali sono giunti da Paesi esteri.

Inoltre le compagnie aeree, a seguito dei divieti ormai noti, hanno diminuito le frequenze dei voli con conseguente riduzione della disponibilità dei posti passeggeri correlata ad un incremento dei prezzi dei biglietti.

Questo significa che anche le persone e le famiglie con figli già presenti sul territorio cinese (Hong Kong e Macao compresi) abbiano, come durante l’anno in corso, concrete difficoltà di rientro nel paese di origine con la prospettiva di trascorrere in Cina anni senza poter far ritorno a casa.

Questa situazione sta creando un flusso di espatriati che rientrano nel proprio paese o seguendo il loro Piano B, in altre realtà, pur difficili ma con qualche modesta apertura. A ciò si aggiunge che l’avventurarsi in Cina per nuovi espatriati assume un valore limitativo per il quale il trasferimento difficilmente può essere accettato in queste condizioni.

Infine, con queste regole, sta venendo meno quelli che erano considerati interventi di assistenza tecnica e commerciale su clienti e fornitori in Cina senza trascurare le partecipazioni dall’estero a fiere ed eventi.

Uno dei fattori comparativi che è alla base delle decisioni che ruotano attorno alla tolleranza zero è per l’Autorità cinese il rapporto tra vaccinati e casi giornalieri in un confronto tra la Cina ei i Paesi occidentali in particolare l’Europa.

Per esempio l’Italia, pur avendo l’83.5 % di persone vaccinate oltre i 12 anni con il ciclo completo con terze dosi per molti, ogni giorno registra una media di 6.000 casi (nella giornata del 9 novembre) con un indice di positività di 0,9%. In Cina, dove sono già state somministrate 2,3 miliardi di dosi pari all’80% della popolazione adulta, i casi ad oggi di questa nuova ondata sono al momento oltre un migliaio disseminati su venti province.

Per l’Autorità cinese questa è la riprova che il sistema della coesistenza con il virus non può avere successo: Wu Liangyou, uno dei responsabili della CDC (National Health Commission ) ha dichiarato che ”la Cina sta affrontando una complicata e pesante sfida per questo inverno e la prossima primavera nel controllare il virus in quanto la pandemia è rimasta a livelli elevati nei Paesi confinanti  e in generale nel mondo... Per questa ragione continuiamo a seguire un rigido controllo del Covid 19 costruendo una solida barriera contro i casi importati e le trasmissioni locali consolidando i risultati della dura vittoria di prevenzione e controllo in linea con i dettati scientifici”.

L’effetto palesemente dichiarato è che un sistema up and down di aperture e chiusure costerebbe molto di più dell'attuale linea rigida di limitazioni e divieti. Questa complicata vicenda è assimilabile a sta accadendo sul fronte economico in una serie di questioni, che spaziano dallo sfruttamento delle terre rare all'accaparramento di materie prime, che tendono a mettere in conflitto la Cina con il resto del mondo occidentale.

Ciononostante sia le esportazioni verso la Cina, cresciute in ottobre del 20,6% anno su anno in accelerazione rispetto a settembre, sia i risultati di bilancio per aziende che operano in questo mercaro sono estremamente positivi. 

Sembrerebbe, quindi, che in questa paradossale assenza di mobilità il business proceda rampante. Ma il campo di verifica sarà sicuramente il 2022 in quanto sia la ridefinizione delle supply chains che alcune aziende hanno già confermato di modificare sia soprattutto l’impossibilità di controllare da parte delle aziende straniere le proprie attività in Cina potrebbero essere la leva di profondi cambiamenti. (riproduzione riservata)

*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni


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