Il governo cinese ha imposto un lockdown per la megalopoli di Shenzhen, uno dei più importanti centri industriali e snodi commerciali del sud del Paese, dopo l'aumento del numero di casi di Covid nella zona.
Nella metropoli ha sede uno dei principali porti commerciali. La città ospita inoltre importanti centri industriali per la produzione di semiconduttori, come quello di Foxconn, fornitore di chip di Apple. Quest'ultima ha annunciato che sospenderà la produzione in osservanza del lockdown.
Le restrizioni riguarderanno circa 17,5 milioni di cittadini. Shenzhen è limitrofa a Hong Kong, che nelle ultime settimane è stata colpita da una violenta ondata di casi di Covid. I timori sono ora per le ripercussioni sulle catene di approvvigionamento globali.
"C'è stata una processione di società multinazionali che hanno annunciato il blocco della produzione negli impianti situati nella regione", fa notare Jeffrey Halley, analista di mercato senior, Asia Pacifico di Oanda.
L'Hang Seng ha chiuso in ribasso del 5% portandosi ai minimi dal 2016, Shanghai del 2,6%. Le vendite si sono concentrate sul settore immobiliare (Country Garden ha perso il 21,5%), a causa di una forte contrazione dei mutui a febbraio e su quello tecnologico, per la paura di un delisting delle società cinesi da Wall Street, sommate ai timori per le ripercussioni dei lockdown.
"I timori di ulteriori interruzioni della catena di approvvigionamento se il porto chiudesse, o se i blocchi si estendessero, si sono combinati per pesare pesantemente sui mercati asiatici", prosegue l'analista di Oanda, sottolineando come "questa settimana l'evoluzione della situazione cinese potrebbe avere potenzialmente più peso sul sentiment in Asia rispetto al Fomc".
I timori sono che lo stop alle attività industriali, se prolungati, possano tornare ad aggravare la situazione precaria delle catene di approvigionamento globali, che si stavano riprendendo dopo due anni di interruzioni dovute proprio al Covid. (riproduzione riservata)