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Politica

Nel secondo Global Start-up Program incubatori anche in Cina

Le 119 aziende ammesse al progetto, dopo un’accurata selezione operano prevalentemente nell’universo dell’ICT (49%), cui seguono i settori de life sciences (11%), delle smart cities e la domotica (10%), smart agriculture al food tech (8%). da ottobre trascorreranno otto settimane nei più qualificati acceleratori esteri.


08/10/2020 11:37

di Mauro Romano - Class Editori

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Luigi Di Maio, ministro degli Esteri

Facilitare l'internazionalizzazione delle startup.  Ha questo obiettivo la seconda edizione del Global Start Up Program,  iniziativa che si inserisce nella strategia del ministero degli Esteri e dell'Agenzia Ice  e che quest'anno vedra selezionate 119 società che da ottobre trascorreranno otto settimane nei più qualificati acceleratori esteri.

La nuova edizione, vedrà interessati alcuni Paesi già coinvolti nella prima edizione quali Cina, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America ed un gruppo di Paesi al loro esordio che comprende Argentina, Francia, Germania, India, Emirati Arabi Uniti ed Israele. Il programma in Israele è oggetto di bando separato pubblicato dall’Ambasciata d’Italia in Israele in collaborazione con l'Ice Durante il periodo di accelerazione le startup saranno coinvolte in attività di mentoring, eventi di networking, incontri con investitori e corporate. Il programma prevede inoltre la possibilità, per le startup, di partecipare, anche in forma collettiva, alle più importanti manifestazioni internazionali in tema di innovazione digitale e nuove tecnologie.

Le 119 aziende ammesse al progetto, dopo un’accurata selezione operano prevalentemente nell’universo dell’ICT (49%), cui seguono i settori de life sciences (11%), delle smart cities e la domotica (10%), smart agriculture al food tech (8%). Completano il quadro la robotica e industria 4.0, circular economy, aerospazio e automotive. Uno spaccato del nuovo corso dell’imprenditoria nazionale, che ben si allinea all’esigenza di ripensare i paradigmi di un’economia che guarda alla digitalizzazione e alle nuove tecnologie come volano di crescita: gli investimenti in ricerca e sviluppo costituiscono il motore per consolidare e acquisire posizioni economiche a livello nazionale ed internazionale. Rispetto alla distribuzione geografica, circa il 30% delle aziende arriva dalla Lombardia, seguita dal Lazio e dall’Emilia Romagna, a cui appartengono rispettivamente il 17% e il 12% delle startup. Campania e Veneto registrano la stessa percentuale pari al 7%. Seguono Piemonte, Liguria, Trentino, Toscana, Sicilia, Sardegna, Puglia, Marche, Basilicata, Calabria e Umbria.

Lo scorso anno furono 89 le start up interessate. Il programma nasce prevede un vero e proprio percorso integrato di sviluppo all'estero di start-up innovative titolari di brevetti. Formazione specialistica manageriale, corsi di lingua inglese e stage all'estero presso incubatori sono le facilitazioni previste dal nuovo programma. Requisito essenziale per essere ammessi a beneficiare di questa iniziativa è quello di avere un prodotto o servizio che presenta potenzialità di sviluppo a livello internazionale.  (riproduzione riservata)

 


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