Nel prossimo novembre si terrà il 19° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese con ben sei sedute plenarie. L’istruzione scolastica sarà oggetto di discussione tra i temi principali con la finalità di rafforzarla sotto il profilo ideologico-politico, migliorando l’etica professionale, le competenze degli insegnanti e l’educazione per le nuove generazioni votata ad una crescita che possa coniugarsi con la causa socialista come già ben articolato nel documento “ The CPC: Its Mission and Contributions “ pubblicato il 25 agosto scorso.
Un'anticipazione di quanto contenuto a livello teorico nel documento è stata la recente decisione governativa di riorganizzare il settore dell’istruzione. Dal primo settembre le lezioni scolastiche della scuola primaria e secondaria che abitualmente terminavano alle 16 del pomeriggio sono state prolungate sino alle ore 18 per tutta la settimana, abolendo i compiti a casa ma anche vietando l’utilizzo di attività extracurriculari private e facendo così risparmiare alle famiglie nell’ottica della parificazione delle diseguaglianze sociali.
Questo nuovo programma, così come è stato illustrato da Li Yi, portavoce della Beijing Education Commission, viene definito della doppia riduzione (double reduction) con la doppia finalità di ridurre l’eccessivo carico di compiti a casa e nel contempo di avvalersi di forme di insegnamento privato che aveva assunto la forma di investimenti finanziari con l’obiettivo di ottenere dei risultati significativi nell’arco dei prossimi tre anni.
Nel quadro generale di questa riforma sono state anche riviste le procedure degli esami scritti per gli alunni della prima e della seconda elementare; per le altre classi si avrà un esame semestrale e nelle scuole medie l’introduzione di esami intermedi per ogni ciclo ed in funzione del grado di apprendimento dell’alunno.
Rimane in vigore il famoso Gaokao quale prova di ammissione indispensabile per essere ammessi nelle Università cinesi. Infine in questa decisione è contenuto anche l’impegno a fare in modo che lo stipendio degli insegnanti non sia inferiore a quello dei funzionari governativi introducendo anche un sistema di incentivi e punizioni.
Infatti, nonostante lo sviluppo economico della Cina degli ultimi dieci anni che ha oggettivamente visto un innalzamento della qualità della vita con la nascita di una classe media di circa 450 milioni di persone, permangono ancora tre aree grigie: la sanità, la previdenza e assistenza nel settore pensionistico e l’istruzione. Aree grigie in quanto lo Stato non è ancora riuscito a colmare il divario a livello sociale che anzi ha moltiplicato un distanziamento tra le diverse classi sociali in rapporto al reddito.
E con lo sviluppo economico queste tre aree sono diventate terra di investimenti e di attrattività per un consistente ritorno economico anche per società straniere che hanno pesantemente investito capitali nelle strutture immobiliari e nel recruitment di personale.
Nel campo dell’istruzione, in particolare quella extracurriculare per bambini e ragazzi della fascia primaria e secondaria, il business dell’education valeva circa 38 miliardi di dollari ed il suo successo era nato da carenze dell’organizzazione scolastica ma soprattutto da aspirazioni socio-economiche maturate tra le mura delle nuove famiglie cinesi che ambiscono per i propri figli un destino radioso ed economicamente redditizio.
La decisione andrà a scontentare le famiglie che avevano investito circa 15.000 euro all’anno per l’educazione dei figli secondo un rapporto stilato nel 2018 dalla China Education 30 Forum, un’associazione nazionale affiliata al Ministero dell’Educazione.
Cancellando una forma di riscatto sociale si torna quindi alla genericità dell’insegnamento soprattutto con la riduzione dello studio della lingua inglese e della matematica; soluzione non gradita per molte famiglie con redditi medio alti anche se i contenuti proposti da queste istituzioni private non sempre erano di buon livello. Gli insegnanti, pur mostrando buoni propositi educativi, puntavano soprattutto a moltiplicare il loro reddito di due o tre volte rispetto a quello normalmente percepito.
Lo scenario dei prossimi tre anni sarà condizionato da tre elementi che non sempre riescono a conciliarsi: esasperata competizione per una ben remunerata posizione lavorativa nel futuro (aspirazione questa trasferita dai genitori a livello motivazionale sui figli); dinamica del mercato del lavoro, skill professionali differenti anche condizionati dall’andamento economico-produttivo.
A conferma, con l’ultima sfornata di “fresh graduates” 9,09 milioni di diplomati e laureati, il tasso di disoccupazione, nella fascia di età tra i 16 e 24 anni, salirà al 16,2% in crescita rispetto al 15,4% dello scorso giugno.
E quale sarà il ruolo delle società cinesi e straniere rispetto ai programmi dell’education e che ora si trovano in difficoltà con una massa di dieci milioni di insegnanti tutti laureati cui si devono aggiungere quelli appena usciti dal ciclo scolastico?
Le società straniere nell'education quotate in borsa, One Smart, Gaosi Education, Gaotu Group hanno avuto perdite consistenti dei loro titoli dopo l’annuncio di questi nuovi provvedimenti mentre Tencent e Byte Dance hanno subito provveduto al licenziamento del personale docente.
Se invece si vuole focalizzare il problema solo sotto l’aspetto ideologico non bisogna stupirsi delle recenti decisioni che erano già in nuce nel maggio del 2014 durante un incontro del Presidente Xi Jinping con gli studenti e i docenti della Peking University in occasione della celebrazione del movimento del 4 maggio 1919: “Dobbiamo accelerare la riforma in modo complessivo, creare un ambiente imparziale e socialmente giusto... ispirare il vigore e la creatività dei giovani”.
“Tutte le cose sono già state dette, ma poiché nessuno ascolta, occorre sempre ricominciare”: una massima calzante dello scrittore francese Andrè Gide. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni