Il governo cinese allenta i critieri della quarantena per facilitare il ritorno nelle fabbriche dei cosiddetti "lavoratori migranti". Misure cui fanno eccezione la capitale Pechino e la provincia dell'Hubei, focolaio dell'epidemia di coronavirus.
Misure prese per permettere il ritorno della normalità negli stabilimenti della Repubblica popolare, in modo da non perdere altro tempo ed evitare ulteriori contraccolpi economici. A febbraio dopo il minimo storico registrato per il pmi manifatturiero cinese sulla scia del coronavirus, l'analogo indicatore relativo al comparto dei servizi, elaborato da Caixin-Markit, ha visto a febbraio una nuova doccia fredda portandosi a 26,5 dopo il 51,8 del mese precedente, al livello più basso dall'inizio della serie. Al minimo dai tempi della crisi finanziaria anche il sotto indice dei nuovi ordini. La significativa contrazione mette ancor più in luce la necessità di ulteriori stimoli al settore.
Secondo uno studio realizzato dalla Fondazione Italia-Cina, il riavvio delle attività nelle ultime settimane si è scontrato con le difficoltà a reperire manodopera. I dati forniti dal governo indicano che "meno di un terzo dei 291 milioni di lavoratori migranti o di persone provenienti dalle zone rurali che lavorano nelle città sono ritornati alle loro postazioni di lavoro. Altri 120 milioni dovrebbero ritornare per la fine di febbraio, mentre i restanti 100 milioni si prevede che facciano rientro per marzo. In questo senso, i produttori stanno affrontando numerosi ostacoli logistici, dovendo attendere che i fornitori tornino a spedire, che vengano rimossi tutti i posti di blocco nelle città e che le compagnie di trasporto riprendano la distribuzione", si legge nello studio del Cefis, il centro studi della Fondazione presieduta da Alberto Bombassei.
A risentirne sono state soprattutto le piccole e medie imprese. "In aggiunta, molte pmi hanno riportato di avere a disposizione solo pochi mesi di riserve finanziarie per far fronte al rallentamento economico", sottolinea l'ananalisi. Agli inizi di febbraio, ricorda, lo studio di due università di Pechino, Tsinghua e la Beida, ha evidenziato che solo il 67,1% delle aziende – su un campione di 995 imprese – è in grado di sostenere operazioni con le proprie riserve senza alcun ricavo solo per due mesi mentre il restante 30% ha dichiarato che per quest’anno sarà prevista una riduzione di almeno la metà del 2019 del livello di entrate. (riproduzione riservata)