Il Portogallo sta stendendo il tappeto rosso agli investitori cinesi. «I nostri due paesi si intendono a meraviglia, la relazione è semplice», ha dichiarato a Le Monde Choi Man Hin, membro del consiglio di amministrazione di Estoril Sol, gruppo che gestisce il casinò di Estoril. «Tra i presidenti del Portogallo e della Cina è luna di miele».
«Siamo un’economia aperta e siamo fieri della nostra attrattività», ha detto il primo ministro socialista Antonio Costa, secondo il quale la nazionalità degli investitori conta poco, «basta che rispettino la legge e la sovranità portoghese».
«Diciamocelo chiaramente: siamo molto felici con gli investitori cinesi e li accogliamo a braccia aperte», ha aggiunto Luis Castro Henriques, presidente dell’Aicep, l’Agenzia per l’investimento e il commercio estero.
Secondo Rhodium Group, dal 2000 il Dragone ha investito in Portogallo oltre 6 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i 3 miliardi iniettati dai privati nell’immobiliare locale. In pratica, l’equivalente del 3% del pil: un peso relativo più elevato rispetto a Grecia (1% del pil, 1,9 miliardi), Spagna (lo 0,37% del pil, 4,5 miliardi), Italia (0,9% del pil, 15,3 miliardi) e Francia (0,6% del pil, pari a 14,3 miliardi).
La presenza cinese nel paese lusitano è cresciuta durante la crisi del 2008. Nel 2011, in cambio di un prestito di 78 miliardi di euro da parte dei suoi partner europei, il Portogallo ha avviato una politica di austerità accompagnata da un vasto piano di privatizzazioni. Le imprese di stato cinesi ne hanno approfittato, facendo spesso le migliori offerte.
State Grid Corporation of China ha rilevato il 25% del capitale di Ren, il gestore delle rete elettrica, mentre China Three Gorges Corporation (Cgt) detiene il 23,37% di Edp, l’azienda elettrica portoghese. I cinesi hanno investito anche nella compagnia petrolifera Galp, nei media, nel settore sanitario e nella finanza.
Il gruppo privato Fosun, primo azionista di Bcp, la più grande banca portoghese, possiede l’85% di Fidelidade, il primo assicuratore del paese, che controlla a sua volta il gruppo ospedaliero Luz Saude.
Oggi i cinesi sono presenti in quasi tutti i settori. Lo scorso dicembre Huawei si è impegnata a sviluppare il 5G per l’operatore locale Meo. Lo stesso mese Lisbona ha firmato un memorandum per unirsi alle nuove vie della seta e aprire Sines, il suo porto più grande, agli investitori cinesi.
Se i gruppi portoghesi sperano che la Cina porti loro i mezzi per diversificare le fonti di investimento senza più dipendere dalla vicina Spagna, per Pechino Lisbona rappresenta un ponte verso le ex colonie portoghesi: Brasile, Angola, Mozambico. Inoltre, la posizione aperta sull’Oceano è considerata strategica.
Limitato da un debito pubblico pari al 120% del pil, ansioso di rispettare le regole europee di bilancio, il Portogallo ha pochi margini di manovra per la manutenzione delle proprie infrastrutture. Ecco allora che le nuove vie della seta potrebbero permettere per esempio di rinnovare la linea ferroviaria tra Sines e Madrid.
L'economia del Portogallo, che ha una popolazione di poco più di 10 milioni di abitanti con un reddito procapite di 20 mila euro l'anno, dovrebbe crescere quest'anno dell1,6% e dell'1,5% l'anno prossimo, secono le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale. Il tasso di disoccupazione, 6,8% in calo l'anno prossimo al 6,3%, è quasi la metà di quella italiana.
I conti pubblici sono caratterizzati da un livello di debito sul pil pari al 107%, quest'anno, in calo al 104% l'anno prossimo, sempre seconod il Fmi, un deficit di bilancio dello 0,1% mentre il saldo della bilancia dei pagamenti, in relazione al pil, è leggermente negativa.