Il presidente Usa, Donald Trump, ha detto ai giornalisti durante un evento lla Casa Bianca che il suo team sta discutendo dell'introduzione di un dazio del 10% sui beni cinesi, che potrebbe entrare in vigore già dal 1° febbraio.
«Stiamo parlando di una tariffa del 10% sulla Cina in base al fatto che sta inviando fentanyl in Messico e Canada», ha detto il presidente, parlando ieri sera, aggiungendo che «il 1°febbraio è la data che stiamo prendendo in considerazione».
Il fentanyl, un oppioide sintetico, è una droga che crea dipendenza e causa decine di migliaia di morti per overdose ogni anno negli Stati Uniti. La riduzione delle forniture illecite della droga, i cui componenti sono per lo più prodotti in Cina e Messico, è un'area su cui Washington e Pechino hanno concordato di collaborare.
Venerdì Trump aveva detto di aver parlato al telefono con il presidente cinese, Xi Jinping, di fentanyl e commercio. Nella dichiarazione cinese pubblicata al termine della chiamata si legge che Xi ha chiesto cooperazione e ha definito i legami economici tra i due Paesi come reciprocamente vantaggiosi.
D'altra parte però i numeri indicano che i rapporti commerciali sono fortemente sbilanciati a favore della Cina. L'anno scorso i flussi commerciali tra Stati Uniti e Repubblica popolare hanno toccato un massimo di 688 miliardi di dollari, con una crescita del 3,7% sull'anno precedente, spinti da esportazioni cinesi negli Usa per 524 miliardi di dollari, in progresso del 4,9%, contro 163,6 miliardi di importazioni, stabili (-0,1%) rispetto a un anno prima. il saldo commerciale a favore della Cina è stato di ben 361 miliardi didollari, stando quindi ai dati delle Dogane cinesi.
È facile calcolare quale sarebbe il peso per la Repubblica popolare se la minaccia del 10% si concretizzasse, soprattutto tendo conto che anche molte delle merci cinesi che entrano negli Usa passano dal Messico, auto eletriche, elettrodomestici e prodotti elettronici, dove diversi grandi gruppi cinesi hanno messo basi produttive o quantomeno di assemblaggio dei prodotti da esportazione.
La risposta cinese a Trump è stata affidata al vice premier, Ding Xuexiang, che partecipa World Economic Forum di Davos. «Non ci sono vincitori in una guerra commerciale», ha detto chiedendo sforzi internazionali per sostenere la "globalizzazione economica" e "distribuirla meglio".
«Ammettiamo che la globalizzazione economica comporti alcune tensioni e disaccordi sulla distribuzione. Queste questioni possono essere risolte solo nel processo di promozione della globalizzazione economica. Il protezionismo non porta da nessuna parte», ha puntualizzato Ding Xuexiang, «dobbiamo cogliere tutte le opportunità per indirizzare la globalizzazione economica nella giusta direzione, affrontare le sfide dello sviluppo con benefici universali e unire le forze attraverso una cooperazione inclusiva, al fine di inaugurare una nuova fase di globalizzazione economica che sia più dinamica, più inclusiva e più sostenibile» ha insistito.
Trump ha anche detto ieri che il suo team sta parlando di una tariffa di "circa il 25%" su Messico e Canada. Il presidente aveva fatto commenti simili il giorno prima, osservando che i dazi sui beni dei due Paesi avrebbero potuto essere applicate già a febbraio. «Stiamo valutando tariffe del 25% su Messico e Canada, perché stanno consentendo a un vasto numero di persone» di oltrepassare il confine, ha affermato lunedì.
Durante la campagna elettorale del 2024, Trump aveva minacciato di imporre tariffe superiori al 60% sui prodotti cinesi. Ancora a novembre, aveva chiesto «un'ulteriore tariffa del 10%» sulla Cina. (riproduzione riservata)