Nasce una nuova fiera dedicata al business e alla cultura del vino. Sarà in Cina e avrà come obiettivo servire il mercato dell'Asia orientale. Con l'ambizione di diventare un hub del vino per il Far east; mercato che oggi vale 6,45 miliardi di euro di import, è prossimo all'aggancio del Nord America, che pesa per 6,95 mld, e si stima possa superare la domanda di vini di Usa e Canada entro un triennio. Come anticipato ieri da ItaliaOggi la nuova expo si chiamerà Wine To Asia. La prima edizione sarà organizzata entro il 2020 a Shenzhen.
A costruire il nuovo evento sarà Veronafiere, che ha stretto due giorni fa un accordo con Shenzhen Taoshow Culture & Media, società cinese del gruppo Pacco Cultural Communication che si occupa di strategie online e offline di promozione nel settore wine&food. Le due società già collaborano in Cina, a Chengdu, dal 2014 nell'organizzazione del fuorisalone Tao Show. Il gruppo cinese è guidato dal ceo Alan Hung; nel comparto wine ha contatti con oltre 60mila produttori internazionali, tra importatori e distributori cinesi. Tra i suoi partner e clienti, anche Agenzia ICE, Vinexpo, JamesSuckling.com, Rhône Valley, Bordeaux Wine School, French Dairy Inter Branch Organization. Con Veronafiere, il gruppo Pacco ha dato vita ad una newco di cui il polo espositivo veronese detiene il 51% delle quote.
Il valore dell'operazione dovrebbe aggirarsi attualmente sui 2 milioni di euro. Ma, tornando alla manifestazione vera e propria, questa avrà carattere b2b; sarà una start up con 400 espositori (ma non si esclude di arrivare a 700), con forte presenza di aziende italiane e aperta fin da subito ai produttori internazionali. Dunque, non solo vino italiano. A presentare l'intesa e la nuova manifestazione fieristica, ieri a Verona nell'ultima giornata del Vinitaly, sono stati il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, il sottosegretario del ministero allo Sviluppo economico, Michele Geraci, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. Quest'ultimo, ha sottolineato come lo sviluppo dell'iniziativa potrebbe avvenire attraverso il ricorso ai Panda bond: titoli obbligazionari emessi da Cassa Depositi e Prestiti e destinati a sostenere investitori istituzionali operanti in Cina, mediante la partecipazione all'iniziativa di Simest e Sace.
Mentre il sottosegretario Geraci ha sottolineato come l'accordo sia «importantissimo sul piano della promozione per colmare il gap di esportazioni, che l'Italia accusa rispetto alla Francia, primo paese esportatore in Asia Orientale». Mentre, «l'altro versante su cui lavorare con Pechino è la riduzione dei dazi», ha chiosato Geraci.Il ritardo dell'export di vino Made in Italy in Cina è il tema del momento. A questo fine, Gambero Rosso e l'Istituto Confucio dell'Università degli studi di Milano hanno presentato lunedì al Vinitaly uno strumento di lavoro unico: il primo dizionario italo-cinese dei vini e vitigni d'Italia, utile a fornire ai consumatori cinesi informazioni e standardizzate sul patrimonio vitivinicolo italiano.
Alla presentazione del volume erano presenti Amedeo Scarpa, direttore Ice di Pechino e coordinatore della rete estera in Cina, Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, Riccardo Ricci Curbastro, presidente di FederDoc, Giovanni Busi, presidente del consorzio vino Chianti, Damiano Reale, presidente del consorzio Salice Salentino, Jin Zhigang, direttore dell'Istituto Confucio e Edward Liu, general manager Shanghai SinoDrink.