Via libera al certificato sanitario per l`esportazione in Cina di carni suine congelate e sottoprodotti della macellazione di provenienza italiana ed è stata definita una prima lista di macelli italiani abilitati a esportare. Le dogane cinese danno così concreta operatività all'accordo tra Italia e Cina, firmato in occasione della visita di Xi Jinping inmarzo, che favorisce l'esportazione di carne suina congelata italiana a Pechino.
L'approvazione dei certificati è stata accolta con favore dal mondo dell'agricoltura e dal ministro Gian Marco Centinaio, che a fine luglio, nel corso di un incontro con l'ambasciatore di Pechino a Roma Li Junhua, aveva auspicato di poter risolvere anche altri dossier agroalimentari ancora aperti "a cominciare dal riso da risotto - come pure quelli di mele, pere, tartufo e farina di frumento - siano definiti al più presto"
"L'apertura del mercato cinese è un segnale positivo per il settore suinicolo ma anche per tutta la zootecnia italiana che abbiamo fortemente voluto e che giunge proprio nel momento in cui si va inasprendo la guerra commerciale tra Usa e Cina", ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, per il quale ora potranno avanzare anche altri temi in discussione tra le parti, su tutti per l`export della carne bovini.
"È auspicabile ora che venga varato rapidamente il certificato sanitario nazionale che permetterà di effettuare le prime spedizioni per la Cina", ha osservato il presidente della Federazione degli Allevamenti suini di Confagricoltura Claudio Canali, nel sottolineare il ruolo di Centinaio e della ministra per la Salute, Giulia Grillo
L'export delle carni suine fresche e congelate italiane verso la Cina, al momento, ha un valore marginale (circa 105 mila euro nel 2018), realizzando solo lo 0,01% del miliardo di euro delle esportazioni europee complessive, di cui quasi l`80% sono concentrate in quattro Paesi della Ue; c'è quindi, ad avviso di Confagricoltura, un potenziale ampio margine di crescita.
Chance per l'export di carne suina arrivano dall'esplosione di focolai provinciali di peste iniziati ad agosto 2018. Dai 428 milioni di capi esistenti, censiti alla fine di dicembre 2018 si è passati rapidamente ai 375 milioni di fine marzo con una prospettiva al ribasso nei prossimi mesi se non negli anni a venire