Pericolo scampato per la seconda volta in pochi giorni. Il gruppo immobiliare China Evergrande è riuscito a scongiurare il default per la seconda volta con il pagamento di un secondo bond in dollari statunitensi poco prima della scadenza del periodo di grazia di 30 giorni.
È quanto riferito da persone a conoscenza dei fatti a Dow Jones Newswires, che spiegano che la società ha effettuato il pagamento di una cedola originariamente in scadenza il 29 settembre.
Secondo una ricerca di CreditSights, Evergrande ha debiti per 45 milioni di dollari di interessi su 951 milioni di dollari di obbligazioni, che hanno una cedola del 9,5% e scadono nel 2024.
La scorsa settimana, inaspettatamente, la società cinese aveva pagato in extremis 83,5 milioni di dollari per rimborsare un'altra cedola in dollari statunitensi.
Effettuando i pagamenti in prossimità della scadenza l'azienda sta guadagnando tempo per organizzare la propria liquidità e negoziare con i creditori. Se avesse lasciato scadere entrambi i periodi di grazia, la situazione si sarebbe tradotta nella più grande insolvenza aziendale in Asia, consentendo ai creditori di dichiarare inadempienze su alcuni degli altri debiti di Evergrande.
Al momento, Evergrande è la società immobiliare più indebitata della Cina, con oltre 300 miliardi di dollari di passività registrate alla fine di giugno, di cui 89 miliardi di debito con interessi.
La scorsa settimana, la società aveva effettuato il pagamento di una prima cedola di 83,5 miliardi di dollari di cedole sulle obbligazioni scadute ai detentori di bond in dollari offshore. Una mossa inattesa, riportata dal quotidiano cinese Securities Times, che ha consentito alla società immobiliare di evitare, anche in quel caso, il default pochi giorni prima dello scadere del periodo di grazia di 30 giorni.
Molti obbligazionisti si aspettavano che Evergrande non riuscisse a effettuare i pagamenti delle obbligazioni in dollari prima della fine del periodo di grazia, perché aveva già saltato altri pagamenti di cedole nelle ultime settimane.
Nel frattempo, ha cercato di raccogliere fondi cedendo partecipazioni in società controllate e un edificio per uffici a Hong Kong di sua proprietà. Il mese scorso, ha accettato di vendere la maggior parte della sua proprietà in una banca commerciale cinese a un'impresa statale per l'equivalente di 1,55 miliardi di dollari e nelle scorse settimane aveva anche pianificato la vendita di una partecipazione di maggioranza nella sua unità di gestione immobiliare per l'equivalente di circa 2,6 miliardi di dollari a una rivale più piccola, accordo che però è sfumato. Qualche settimana fa, inoltre, sono circolate indiscrezioni sul progetto dell'azienda starebbe valutando di spostare il proprio focus dall'immobiliare al settore delle auto elettriche nei prossimi anni. (riproduzione riservata)