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Azienda Energetico

Belt&Road, Cesi farà l'interconnessione elettrica dell'Asia

Il laboratorio milanese, leader mondiale per le tecnologie elettriche, fornirà strutture e servizi di base per una linea che dall'Asia Centrale porterà fino a 1300 megawatt di elettricità in Pakistan, chiave di volta per il decollo industriale di questo paese. Cesi è anche attivamente impegnato in Cina, Africa e in Medio Oriente, dove sta lavorando in Arabia Saudita, Eau e Bahrein


01/08/2019 11:46

di Franco Canevesio - Class Editori

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Matteo Codazzi, ceo di Cesi

Cesi, il gioiello tricolore per l’ingegneria elettrica, è stato selezionato per un grande progetto energetico nell’Asia centrale e meridionale. La società controllata da Terna ed Enel, che sviluppa software e tecnologie per le grandi reti elettriche,  ha vinto un appalto internazionale per fornire in Tajikistan e Pakistan alla Owner’s Engineer servizi relativi alla costruzione di due stazioni di conversione per un sistema di trasmissione di energia elettrica in corrente continua (HVDC) e una linea di trasmissione che le collega.

Si tratta di un aspetto cruciale per la realizzazione del progetto CASA 1000, che mira all’attivazione della trasmissione di energia elettrica dagli impianti di produzione idroelettrica nella Repubblica del Kirghizistan e nel Tajikistan ai consumatori finali in Pakistan, attraverso l’Afghanistan. La società italiana dirigerà la costruzione di una connessione di alimentazione HVDC, incluse due stazioni di conversione HVDC e una linea DC che attraversa il Tajikistan, l’Afghanistan e il Pakistan, con una capacità di esportazione fino a 1.300 megawatt di elettricità.

CESI supporterà inoltre il CASA-1000 Secretariat al fine di individuare la strategia operativa più adatta per l’interconnessione. Il progetto CASA-1000 rappresenta la chiave di svolta per il Pakistan nell’affrontare il crescente consumo domestico di elettricità. Il progetto permetterà inoltre alla Repubblica del Kirghizistan e al Tajikistan di utilizzare al meglio l’energia.

«Il progetto prevede la costruzione della più grande linea elettrica di interconnessione dell’Asia, che unirà la parte centrale e quella meridionale del continente, portando l’energia prodotta dagli impianti idroelettrici in Kirghizistan e Tagikistan fino al Pakistan, passando per l’Afghanistan», ha spiegato Matteo Codazzi, ceo di Cesi.

Nato nel 1956 a Milano, il Cesi, Centro elettrotecnico sperimentale italiano, è diventato un punto di riferimento sia nel campo delle prove e della certificazione di componenti elettromeccanici sia per l’analisi e gli studi per la progettazione e l’esercizio dei sistemi infrastrutturali. Oggi opera in più di 40 paesi nel mondo, con una rete di circa 1.000 professionisti e sulle nuove Vie della Seta, dalla Cina all’Asia centrale, dall’Africa al Medio Oriente e all’Europa.

È il nome italiano più impegnato a sperimentare nuove tecnologie e a creare le infrastrutture elettriche che porteranno energia dalle economie più sviluppate a quelle in via di sviluppo. In Cina uno degli ultimi incarichi affidati a Cesi da State Grid Corporation of China (Sgcc)  riguarda il progetto Northwest 750kV Power Transmission Extension, in cui Cesi ha il compito di analizzare il processo produttivo dei trasformatori e ispezionare le prove di routine e di tipo.

Per Shanghai Sieyuan High Voltage Switchgear, Cesi ha eseguito nei laboratori di Milano tutte le prove necessarie a ottenere la certificazione secondo gli standard IEC, che garantisce che agli apparati elettrici possono essere installati in sicurezza nelle reti di tutto il mondo.

L'EuroAfrica Interconnector Limited ha coinvolto il laboratorio milanese per svolgere l'analisi, sia dal punto di vista socio-economico sia in termini di integrazione delle fonti rinnovabili che di adeguatezza dei sistemi elettrici dei paesi coinvolti in uno dei progetti più imponenti. Si tratta del collegamento energetico tra l’Europa e i Paesi del Mashreq (Egitto, Giordania e Siria) con un cavo di 1.707 km, recordo mondiale per l’interconnessione, posato in mare a una profondità di 3 mila metri.

L’infrastruttura partirà dall’Attica nella Grecia continentale per raggiungere l’Egitto via Creta e Cipro. «La sua realizzazione apre alla possibilità di integrazione del mercato elettrico europeo con quello dei Paesi del Golfo, che da tempo spingono verso questa direzione», ha sottolineato Codazzi. Ed è nei  paesi del Golfo che Cesi è diventato uno dei principali consulenti per le energie rinnovabili del Bahrein, degli Eau e soprattutto dell’Arabia Saudita, dove sta realizzando con Saudi Electricity company un super laboratorio di testing, che gestirà per i prossimi 30 anni.

In Africa Cesi è stata anche selezionata come consulente tecnico dal West Africa Power Pool (Wapp) progetto finanziato dalla World Bank per migliorare e facilitare lo scambio di elettricità tra una ventina di paesi tra cui Marocco, Benin, Burkina Faso, Ghana, Liberia, Nigeria e Senegal. In Algeria con l'utility Opérateur du Système Electrique lavora allo studio d'integrazione delle energie rinnovabili; in Etiopia con un'altra utility, l'Ethiopian Electric Power è consulente per la creazione dell’interconnessione Ethiopia-Sudan Eep Setco (Extra High Voltage Power System).

Altro settore di operatività dell'azienda milanese è rappresentato dall’ingegneria strutturale. L'esperienza raggiunta in questo campo  è stata applicata con successo al decommissioning delle centrali  nucleari: il fiore all’occhiello è il lavoro svolto nella realizzazione del primo sarcofago che ha ricoperto l’impianto di Chernobyl.

Cesi che è partecipata con piccole quote anche da Prysmian, Abb, Toshiba e Sediver, ha chiuso il 2018 con un fatturato di 124 milioni di euro in crescita da 121 milioni del 2017 e un ebitda a 19,1 milioni di euro, net profit a 7,4 milioni e posizione finanziaria netta a 38,5 milioni. 


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