Un ampio studio di Luca Moneta dell'Ufficio studi di Sace Simest sul mercato attuale degli idroacarburi soggetto a un forte calo di domanda e a un eccesso di offerta, mette fra l'altro in evidenza le ripercussioni che si stanno avendo in Cina sul mercato del gas liquefatto di cui il Dragone è uno dei maggiori consumatori mondiali.
L'analista ha rilevato che all'inizio di febbraio, mentre il governo cinese imponeva quarantene e restrizioni di viaggio a gran parte del Paese, la compagnia Cnooc, il più grande importatore cinese di LNG (gas liquefatto), ha invocato la force majeure per i cargo in arrivo.
Il ricorso alla forza maggiore non è inedito per il settore LNG, in cui gli accordi per la fornitura e l’acquisto di gas includono solitamente previsioni a riguardo. Alcuni di questi accordi qualificano le epidemie come Act of God, altri come categoria a sé, anche se la maggior parte dei contratti esclude che la forza maggiore possa applicarsi alla domanda dell’acquirente.
Ad aprile 2015 Yemen LNG, tuttavia, ha invocato la clausola di forza maggiore su tutti i contratti a causa della guerra civile in corso.
La mossa della Cnooc è stata sostenuta da certificati di forza maggiore, emessi dal China Council for the Promotion of International Trade, che hanno portato altri acquirenti cinesi a valutarla come opzione, ma la notifica è stata respinta da Total, Shell e Qatargas.
Anche altri fornitori, comprese le società di trading di materie prime come Trafigura e i produttori di gas del Medio Oriente, hanno ricevuto richieste informali di sospensione per forza maggiore, ma queste non sono state ufficialmente confermate.
La decisione di Cnooc di invocare la forza maggiore è stata motivata con vincoli logistici nei porti di destinazione, ma c'è una crescente preoccupazione nel settore che queste comunicazioni facciano parte di un tentativo più ampio di rinegoziare i contratti.
Il 5 marzo Petrochina ha sospeso alcuni contratti di importazione di gas liquefatto e via tubo citando la forza maggiore per il crollo della domanda interna e la limitata capacità di immagazzinamento e sta ora negoziando modifiche con i fornitori, ad esempio il Kazakistan.
L’attuale rallentamento dei contagi in Cina potrà svelare se queste misure abbiano avuto solo carattere emergenziale o se riflettano un deterioramento più profondo del mercato – ipotesi che appare verosimile anche alla luce dell’avvio di Power of Siberia che ridurrà gli spazi per l’LNG.
Alcuni elementi tuttavia sostengono la temporaneità delle misure e l’indesiderabilità per le stesse compagnie cinesi di uno scenario di rinegoziazione delle forniture su larga scala.
Per le compagnie cinesi, partecipate dallo Stato, rinunciare ai contratti di approvvigionamento a lungo termine non significherebbe soltanto mettere a rischio la sicurezza energetica del Paese, che dopo le difficoltà dell'inverno 2017-2018 è diventata una priorità assoluta per il governo, ma anche cedere quote di mercato a un'altra compagnia o alla moltitudine di aziende private che cercano di affermarsi sul mercato interno.
Il deterioramento delle condizioni di mercato in Cina fa parte, però, di un trend che si disvelerà nel lungo termine. Nessuno dei contratti di acquisto del gas a lungo termine è in scadenza nel 2020, mentre per il 2021 risulta solo un contratto minore da 0,5 milioni di tonnellate (mta) di LNG tra Petrochina e PNG LNG (l’impianto ha una capacità totale di 7 mta).
I contratti di lungo termine verso Pechino coprono 85 miliardi di metri cubi di LNG e si stima che il 25% delle importazioni cinesi nel 2019 sia stato realizzato con forniture spot, di cui la maggior parte da società private.