Non ci sono soltanto social bond e green bond tra le nuove forme di raccolta «dedicate» allo studio di Cassa Depositi e Prestiti. Cdp guarda infatti anche ai cosiddetti panda bond. L’ultima missione in Cina dell’amministratore delegato Fabrizio Palermo lo scorso settembre, al seguito del ministro dell’Economia Giovanni Tria, è stata propedeutica a delineare i contorni dello strumento che dovrà servire a sostenere le imprese italiane sul mercato della Repubblica Popolare cinese.
Dentro Cdp il progetto per l’emissione di obbligazioni denominate in yuan cova da almeno un anno. Se ne era parlato per la prima volta a novembre 2017, quando Palermo ricopriva il ruolo di direttore finanziario di Cassa. L’annuncio fu dato in occasione del Forum Italia-Cina sulla Belt & Road Initiative, il progetto di sviluppo globale per una Nuova Via della Seta lanciato nel 2013 dal presidente Xi Jinping. In questa direzione va anche l’intesa siglata proprio a settembre con Bank of China, che prevede aree di cooperazione per garantire l’accesso al credito e a finanziamenti di medio-lungo termine alle imprese italiane esportatrici, anche con eventuali emissioni in valuta locale.
«Nella geografia economica mondiale degli ultimi due anni l’area asiatica ha accresciuto il proprio peso economico diventando una tra le più grandi potenze mondiali. Un processo che continuerà che porterà la Cina a diventare in breve tempo la prima economia mondiale», ha sottolineato ieri il ministro Tria in occasione del suo intervento al Bo’ao Forum per l`Asia, tenuto a Roma in collaborazione con The European House-Ambrosetti. L’Italia, ha aggiunto il titolare del Mef, deve «inserirsi in questo processo» e «sfruttarne tutti i vantaggi».
Per farlo il professore ha indicato tre direttrici. La strategia italiana dovrà favorire la partecipazione delle imprese nazionali nella realizzazione delle grandi opere infrastrutturali, perno del rilancio della Nuova Via della Seta. L’Italia dovrà inoltre essere capace di sfruttare la propria posizione geografica di ponte tra l’Europa e l’Africa. Terzo punto caro a Tria il rafforzamento della competitività, perché «le nostre imprese devono essere messe in condizione di competere a livello internazionale. (riproduzione riservata)