La cinese Hengli si affiderà a fornitori italiani per acquisti di beni strumentali. Il gruppo, attivo in numerosi settori tra cui quello chimico, automotive, farmaceutico e tessile, nonché tra i maggiori produttori globali di poliestere, sarà beneficiario di un finanziamento di 150 milioni di dollari, erogato da Banco Bpm con Hsbc e garanzia Sace nell'ambito del programma Push Strategy.
«È la prima operazione in Cina nell’ambito della Push Strategy, tassello strategico per la crescita dell’export del Made in Italy, e acquisisce un ruolo ancora più importante in questo periodo di ripartenza», ha dichiarato Livio Mignano, responsabile dell’International Network di Sace, «siamo fiduciosi che grazie alle attività di business matching e anche alla maggiore conoscenza dei prodotti e servizi offerti dal Gruppo SACE, le piccole e medie imprese italiane saranno in grado di incrementare le loro relazioni commerciali con il buyer estero e potranno avere maggiori opportunità di business nel Paese del Dragone».
L'operazione intende rafforzare il posizionamento del made in Italy in un'area strategica la cui quota di mercato italiana è ancora modesta, ma le prospettive per il nostro export nel 2022 sono previste in crescita del 4,2%, mentre il totale dell'interscambio potrebbe avvicinarsi al tetto di 50 miliardi di euro.
Il gruppo Hengli, fondato nel 1999, si stima che possa divenire il quarto produttore di poliestere a livello mondiale entro il 2022. Il finanziamento intende sostenere i piani di crescita, che prevedono notevoli investimenti per la realizzazione di nuovi impianti di produzione di filati industriali e fibre in poliestere entro la fine di quest'anno.
Perno dell'operazione è l'impegno di Hengli, che in passato ha concentrato i suoi acquisti di beni strumentali verso produttori europei non italiani, a facilitare le proprie relazioni commerciali con le aziende italiane al fine di incrementare l'approvvigionamento del gruppo dall'Italia per i prossimi anni.
La Push Strategy, l'iniziativa attraverso la quale Sace fa da apripista all'export italiano in mercati ad alto potenziale per il Made in Italy, rende possibile, con finanziamenti ad hoc, contratti di acquisto con esportatori italiani attivi nelle forniture dei settori che coinvolgono la multinazionale cinese.
In un mercato come quello cinese, dove la concorrenza delle banche locali è altissima, la presenza delle banche internazionali e italiane è molto contenuta e la finalizzazione di questa operazione rappresenta un risultato straordinario per il Sistema Italia ed un segnale di incoraggiamento per spingere sull'acceleratore.
Secondo Fabio De Rosa, responsabile corporate estero e Trade Finance di Banco BPM «esistono concrete opportunità di operare sul mercato cinese per favorire la crescita delle esportazioni da parte delle aziende nostre clienti», mentre per Yang Lei, CFO di Hengli Petrochemical International, «si è trattato di un passo importante che apre la strada alla futura collaborazione del gruppo con potenziali fornitori italiani e finanziatori internazionali».
Secondo le stime di Sace, l'export tricolore verso la Cina mostra buone prospettive nel corso dei prossimi anni, con una crescita attesa del 10% quest’anno e del 3,4% nel triennio successivo, dopo aver registrato una flessione contenuta nel 2020 (-0,6%) in una prospettiva di superare nei prossimi due anni il tetto di 15. Particolarmente positivo l’andamento atteso per i beni di investimento, diffuso a tutti i settori, specie per la meccanica strumentale (+11,3%, per un valore che dovrebbe superare i 4,7 miliardi) e per gli apparecchi elettrici (+7,7%), categoria, quest’ultima, cresciuta anche nei 12 mesi precedenti. (riproduzione riservata)