L'economia cinese è cresciuta del 4,9% nel terzo trimestre rispetto all'anno precedente, in frenata rispetto al tasso di crescita del 7,9% del trimestre precedente.
Le cause sono da ricercare nella carenza di energia elettrica e nei problemi della catena di approvvigionamento, che si sono aggiunti all'impatto degli sforzi di Pechino per frenare il debito nel settore immobiliare e regolare quello tecnologico. Il rallentamento riflette una serie di fattori, tra cui la decisione dei responsabili politici di ridurre gli stimoli introdotti all'indomani della pandemia; un giro di vite sui settori della tecnologia, dell'istruzione privata e del settore immobiliare; problemi energetici causati in parte dall'impennata dei prezzi del carbone e da obiettivi energetici più aggressivi; e interruzioni della catena di approvvigionamento causate da epidemie di Covid-19, carenza di semiconduttori e chiusure dei porti.
Rispetto al secondo trimestre, il pil cinese è cresciuto di appena lo 0,2%. Nonostante il rallentamento del terzo trimestre, gli economisti sono generalmente fiduciosi che l'economia cinese sarà in grado di raggiungere l'obiettivo di crescita annuale del 6%, fissato a marzo.
Per i primi nove mesi dell'anno, spiega l'ufficio nazionale di statistica, la crescita è già del 9,8% rispetto a un anno prima. Questo "suggerisce che il governo potrebbe non sentire l'urgenza di lanciare stimoli e stimolare la crescita", afferma l'economista di Pinpoint Asset Management Zhiwei Zhang. La banca centrale cinese venerdì ha segnalato che la sua posizione di politica monetaria non cambierà in modo significativo. "Senza un cambiamento significativo della politica, la crescita nel quarto trimestre probabilmente rallenterà ulteriormente", continua Zhang.
Intanto venerdì in un intervento sulla rivista teorica del Partito comunista, Qiushi, il presidente, Xi Jinping, che ha chiesto progressi su un'imposizione fiscale che potrebbe aiutare a ridurre la disuguaglianza della ricchezza mentre il Paese si sforza di raggiungere il suo obiettivo di "prosperità comune" entro la metà del secolo.
Xi ha chiesto alla Cina "di procedere con costanza e in maniera vigorosa" sul programma di tassazione rivolta alla proprietà (property tax). Il governo ha riflettuto sulla questione per lungo tempo, oltre un decennio, ma ha dovuto affrontare la resistenza delle parti interessate, compresi gli stessi governi locali, che temono possa erodere il valore degli immobili o innescare una forte vendita sul mercato.
Una tassa di questo tipo potrebbe frenare la speculazione nel mercato immobiliare, attualmente sotto attento esame da parte del governo e degli investitori internazionali mentre il colosso Evergrande, appesantito da 305 miliardi di dollari di debito, lotta per non crollare. (riproduzione riservata)