Nuovo veto italiano su un'operazione che riguarda la Cina. Palazzo Chigi ha stoppato l'intesa da 1 milione di euro tra il colosso cinese della robotica Efort e la piemontese Robox per un accordo di licenza tecnica per accedere a codici sorgente e file. Nessuna obiezione invece all'incremento della partecipazione della gruppo del Dragone nella società specializzata nella progettazione e produzione di apparecchiature elettroniche, linguaggi di programmazione, ambienti di sviluppo per la robotica, per il controllo numerico delle macchine utensili, in generale per il controllo del movimento.
Come riportato da Classxhsilkroad.it, il gruppo cinese della robotica con sede a Wuhu intende salire al 49% della società, pagando 2 milioni di euro per un pacchetto del 9%. Efort inoltre intende spendere 1 milione per le licenze. Una volta finalizzata l'operazione i patron Marzio Montorsi e Lea Montorsi scenderanno al 51%.
Recentemente, la società è stata informata dai suoi legali italiani che l’operazione non è stata approvata dal governo italiano ai sensi della legge sui poteri speciali (Golden power), si legge nella nota diffusa da Efort Intelligent Equipment. “La società collaborerà con Robox e con i legali italiani per comunicare ulteriormente con le autorità italiane competenti per l’approvazione e renderà noti i progressi in modo tempestivo”. Per questo, alla luce della situazione attuale, il consiglio ricorda “agli investitori i rischi d’investimento”.
Si tratta del quinto stop deciso dal governo Draghi contro aziende cinesi. In precedenza Palazzo Chigi aveva annullato la vendita del 2018 di Alpi Aviation, società che tra l'altro produce droni per impieghi militari, alla Mars Information Technology, con base a Hong Kong, riconducibile ad aziende di stato cinesi.
Ancora prima il premier aveva deciso di esercitare i poteri speciali sulla joint venture tra la cinese Zhejiang Jingsheng Mechanical, azienda produttrice di componenti di microchip, e il ramo di Hong Kong della statunitense Applied Materials, leader nella produzione di software per i semiconduttori, finalizzata ad acquistare il ramo italiano e le attività italiane di serigrafia del gruppo Usa.
Per la seconda volta Draghi aveva utilizzato il Golden Power nel settore dei microconduttori. Nella primavera dello scorso anno, trascorso un mese e mezzo dall'insediamento, il governo aveva bloccato il passaggio della Lpe alla Shenzhen Investment Holding. L’operazione, bloccata il 31 marzo, avrebbe previsto la cessione del 70% dell’azienda, specializzata nello sviluppo di reattori epitassiali utilizzati per la produzione di semiconduttori. (riproduzione riservata)