Cina, India e Italia: secondo uno studio di Ibm, intitolato "Ai for business adoption", che ha coinvolto oltre 8 mila decision maker in oltre 20 Paesi chiave nel mondo, è questo il podio dei Paesi le cui aziende sono più avanti nell'applicare l'intelligenza artificiale per accelerare iniziative di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
In Italia lo fanno, ha accertato l'indagine, quasi un'azienda su due. Rispetto agli altri Paesi europei analizzati (UK, Germania, Francia e Spagna), l'Italia si distacca ampiamente (dai 10 ai 20 punti percentuali) per l'impegno attivo ad utilizzare la tecnologia per assicurare il raggiungimento di obiettivi Esg, e si posiziona al 3° posto anche a livello globale.
Lo studio dell'Ibm era finalizzato a comprendere non solo a che punto è l'adozione dell'intelligenza artificiale, ma anche in quali direzioni si sta muovendo la sua applicazione - prime fra tutte, l'accelerazione della sostenibilità e dell'utilizzo etico - e quali sono i principali bias e ostacoli da superare.
Il 42% dei professionisti IT in Italia, si legge in una nota, afferma che l'azienda per cui lavora sta impiegando attivamente l'intelligenza artificiale all'interno delle proprie operazioni di business. Secondo lo studio, l'Italia è il primo Paese in Europa tra quelli presi in esame (UK, Germania, Francia e Spagna).
Inoltre, le aziende italiane sono tra le più attive nell'implementazione di una strategia olistica per l'intelligenza artificiale (28% delle risposte), segno del fatto che si stanno muovendo oltre l'applicazione per singoli casi d'uso per integrare le tecnologie esponenziali in tutti gli aspetti di business. (riproduzione riservata)