MENU
Azienda Information Technology

Covid-19 azzoppa i conti Apple, in Cina negozi chiusi

Il colosso dei telefonini non raggiungerà i ricavi stimati di 65 miliardi nel trimestre. Ridotta la produzione di iPhone in Cina a causa del rischio coronavirus. i siti di produzione di iPhone sono situati al di fuori della provincia cinese di Hubei ma, anche se tutte le strutture hanno già riaperto i battenti, stanno riprendendo la produzione più lentamente di quanto Apple si aspettasse.


19/02/2020 10:51

di Teresa Campo - Class Editori

Apple, problemi in Cina
Tim Cook, ceo di Apple

Sono passati appena una ventina di giorni dalla presentazione di una trimestrale quasi trionfale. Ma per Apple (ma non solo) dallo scorso 28 gennaio lo scenario è molto cambiato, e con il profit warning di ieri ha cominciato a quantificare i danni e a perdere terreno in borsa.

Il gigante di Cupertino il mese scorso per il primo trimestre 2020 aveva previsto un fatturato record tra 63 e 67 miliardi di dollari. Ora non si aspetta più di raggiungere queste cifre e non ha fornito una stima aggiornata sulle vendite, puntualizzando che la situazione in Cina è in evoluzione. La società ha promesso di fornire ulteriori informazioni dopo i conti di aprile.

Apple realizza quasi il 20% delle entrate dalla Cina. Tutta colpa dell’esplosione dell’epidemia del Coronavirus e del suo impatto sulla crescita economica mondiale, passando inevitabilmente attraverso i conti delle aziende.

E così Apple ha annunciato che i ricavi previsti per il secondo trimestre saranno rallentati da due fattori. Il primo è che l’offerta mondiale di iPhone sarà limitata pro tempore: i siti di produzione di iPhone sono situati al di fuori della provincia cinese di Hubei ma, anche se tutte le strutture hanno già riaperto i battenti, stanno riprendendo la produzione più lentamente di quanto Apple si aspettasse.

Il secondo fattore è che la domanda dei prodotti Apple in Cina ha risentito della situazione scatenata dal Covid-19: tutti negozi Apple in Cina e molti dei negozi partner sono stati chiusi. Inoltre, i negozi sono stati aperti a orari ridotti e con un traffico clienti molto più basso del normale.

L’impatto della notizia in borsa è stato pesante. Partita male già nel pre mercato, ha poi accelerato al ribasso, sfiorando il -3%, per tornare poi intorno al -2,3%, ma appesantendo comunque tutti gli indici di Wall Street. La notizia ha infatti spinto in rosso i fornitori di Apple, tra cui Qualcomm, Broadcom, Qorvo e Skywork Solutions. E lo stesso è accaduto ai produttori di chip, il cui fatturato dipende fortemente dalla Cina, scivolati in negativo insieme all’indice dei semiconduttori e al settore tecnologico dell’S&P.

Il warning di Apple mette in luce problemi che prima o poi finiranno col danneggiare molte aziende esposte alla Cina. Tuttavia i mercati e la stessa Apple cercano di gettare acqua sul fuoco. «I negozi stanno riaprendo lentamente ma in modo costante. Gli uffici sono aperti così come i centri di contatto in Cina», spiegano da Apple. «Anche se è una notizia deludente, non è una sorpresa e ci aspettiamo ancora che questi problemi siano transitori», afferma un analista di Raymond James, «cioè che quasi tutta la produzione e la maggior parte della domanda vengano recuperate una volta che fornitori e negozi in Cina torneranno alla normalità».

Più scettica solo Fitch convinta che l’epidemia possa avere un effetto persistente sulle società tech Usa causa le catene di approvvigionamento incentrate in Cina e l’impossibilità di cambiare rapidamente i fornitori. In caso si prolunghi ancora la crisi, inoltre, saranno a rischio soprattutto le società di hardware, dipendenti da semiconduttori e altri componenti prodotti nei Paesi asiatici. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi