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Didi Global rinuncia all'Europa, troppe barriere anti-Cina

Il gruppo cinese di ride hailing aveva ottenuto le licenze per operare in Gran Bretagna, Francia e Germania, ma ha rinviato i suoi piani per motivi geopolitici e normativi. Partecipato da Uber Tech, conta 493 milioni di utenti attivi all'anno su scala globale. Opera in 17 Paesi e ha recentemente lanciato il servizio in Sudafrica, Ecuador e Kazakhstan


26/08/2021 16:07

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Will Wei Cheng e Jean Qing Liu, fondatori e numeri 1 operativi di Didi Global

Il colosso del ride hailing cinese Didi Global ha rinviato il proprio piano di espansione in Europa e Regno Unito a causa di sfide geopolitiche e normative, l'ultima dimostrazione delle difficoltà che le aziende cinesi devono affrontare per varcare la soglia dei mercati occidentali.

La notizia, anticipata all'inizio della settimana dal Telegraph, è stata riportata dal Wall Street Journal. Il Journal spiega che Didi aveva recentemente ottenuto le licenze per operare in tre regioni britanniche, tra cui Manchester, e stava progettando di lanciare il proprio servizio di ride hailing nel Regno Unito quest'estate. Altri obiettivi di espansione erano Londra e altre città britanniche dopo l'estate, seguite da Francia e Germania. I dirigenti dell'azienda, tuttavia, hanno deciso di mettere in pausa il piano a causa delle crescenti pressioni sulle attività aziendali nel Regno Unito e in Cina.

Didi è l'ultima grande azienda cinese a doversi scontrare con questioni geopolitiche e normative nelle nazioni occidentali per timori che i dati raccolti dalla sua app possano essere consegnati a Pechino.

Stati Uniti, Regno Unito e una serie di Paesi europei hanno messo al bando l'uso dei dispositivi di rete 5G di Huawei Technologies per paura che venissero usati per spionaggio da Pechino, accusa che secondo la Cina è infondata. L'amministrazione Trump ha poi tentato di vietare le app di proprietà cinese - TikTok di ByteDance e WeChat di Tencent Holdings - a causa di rischi per la sicurezza, misure poi revocate dall'amministrazione Biden.

Didi è il principale servizio di ride hailing della Cina, con 493 milioni di utenti attivi all'anno su scala globale. Opera in 17 Paesi e ha recentemente lanciato il servizio in Sudafrica, Ecuador e Kazakhstan.

La stessa Uber Technologies ha lasciato il mercato cinese per ottenere una quota nel concorrente cinese, diventando il suo secondo azionista di maggioranza dietro a SoftBank. Fuori dalla Cina, tuttavia, Uber e Didi rimangono grandi competitor, anche in America Latina, dove Didi sta cercando di strapparle quote di mercato.

Le sfide, però, non mancano. Nella madrepatria, Didi ha il divieto di acquisire nuovi utenti e le sue app sono state rimosse dagli app store per smartphone perchè è sotto inchiesta da parte delle autorità garanti della cybersicurezza. In Brasile e Messico, nel frattempo, le autorità hanno chiesto una revisione delle modalità di raccolta dei dati.

All'inizio di questo mese, inoltre, tre parlamentari britannici hanno sollevato preoccupazioni sull'eventualità che il governo di Pechino potesse sfruttare Didi per raccogliere dati sugli utenti britannici. I rappresentanti dell'azienda si sono incontrati con i funzionari di Londra, che in seguito non hanno indicato che la societa' avesse grossi ostacoli da superare, senza tuttavia risolvere del tutto le preoccupazioni manifestate nel Paese.

Il Regno Unito è un mercato difficile in cui operare, anche per Uber.
All'inizio di quest'anno, la società ha perso una battaglia legale che l'ha costretta a concedere ferie e contributi pensionistici ai conducenti, un cambiamento costoso che ha pesato sui suoi guadagni del primo trimestre. Le recenti sfide politiche, così come le dispute legali su come risarcire i conducenti che chiedono un passaggio, hanno reso il Regno Unito un mercato meno attraente per l'espansione, secondo persone vicine a Didi.

Di fronte a questa situazione, Didi ha concluso che il clima geopolitico non fosse favorevole e ha deciso di spostare il focus sulla crescita in Cina, oltre a sviluppare le proprie attività in Paesi in via di sviluppo in Asia, America Latina e Africa, continuando a esplorare nuovi mercati.

Sebbene Didi abbia informato i dipendenti che lavorano nel Regno Unito e in Europa che potrebbero essere licenziati e ha rimosso o modificato le offerte di lavoro per i due mercati, non ha escluso che possano essere riassegnati ad altri ruoli. L'azienda, secondo le fonti, potrebbe anche decidere di riprendere il piano di espansione in Ue e Regno Unito nei prossimi anni. (riproduzione riservata)


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