Huawei esorta il governo italiano a farsi avanti e chiedere che cosa l’azienda stia facendo per garantire la sicurezza nel trattamento dei dati, senza timori. «Siamo una multinazionale, e vorremmo competere in modo corretto e ad armi pari con i nostri concorrenti. Abbiamo realizzato le architetture hardware per il 5G e i software di gestione che permetteranno il passaggio alla nuova tecnologia. Ora che il sistema è maturo e affianchiamo le aziende con i nostri tecnici per dare all’industria modo di sfruttare a pieno la transizione», ribadisce il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis. MF-Milano Finanza ha parlato con il top manager in occasione dell’inaugurazione a Roma del nuovo centro per cyber sicurezza e la trasparenza. L’ultimo in giro per il mondo dopo quelli di Banbury, in Gran Bretagna, di Bonn, di Dubai, di Toronto, di Dongguan e di Bruxelles.
Domanda. L’apertura del centro è una risposta alla legge sul perimetro della sicurezza cibernetica e alla normativa sul golden power, che prevede la notifica per l’acquisto di beni e servizi per le infrastrutture di rete da soggetti extra Ue?
Risposta. L’apertura risponde a una particolare situazione italiana. A una esigenza latente. Abbiamo usato una particolare accortezza verso istituzioni e clienti italiani, che potrebbero preferire fare i controlli in Italia piuttosto che altrove.
D. Vi sentite presi di mira?
R. Abbiamo subito accuse infondate, mai corroborate da una certificazione del fatto. Quanto alla legge sul perimetro cibernetico è ottima, ma ancora in attesa di decreti. Al momento fa riferimento all’aggiornamento del golden power, che fu realizzato in pochi giorni su pressioni Usa e l’unica modifica fu inserire i vendor non europei. È chiaro che sotto nasconde una guerra commerciale. Siamo una multinazionale e non vogliamo entrare in queste logiche. Nel mondo delle telecomunicazioni esistono i comitati internazionali di standardizzazione, dentro cui ci siamo noi come i competitor e ci dicono come deve essere fatto un apparato per essere messo in rete. Non possiamo trascurare fatti come l’impegno nel 3Gpp e la certificazione Nesas ricevuta l’anno scorso.
D. Nella pratica come funzionerà il centro?
R. Saranno testati tutti, o quasi, gli apparati in campo. I tecnici incaricati dagli operatori porteranno i loro strumenti e potranno vedere il codice sorgente. L’unica cosa che non potrà fare è portare il codice a casa. Siamo gli unici ad aver messo in piedi una simile struttura. Ci aspettiamo che davanti alla nostra posizione anche altri facciano lo stesso. Altrimenti ci troveremo al sospetto che le norme sono state fatto per mettere in difficoltà le aziende cinesi.
D. Siete comunque pronti a confermare gli investimenti o ne avete altri in programma?
R. In Italia abbiamo un rapporto molto stretto con le università per ricerca e sviluppo. Abbiamo in programma varie direzioni di investimento per stringere ulteriormente i rapporti, in particolare nelle università del Sud, con un sistema per l’incubazione delle aziende. Stante questa situazione vogliamo attendere e capire come si evolverà, anche in considerazione del centro che stiamo inaugurando. Con la golden power siamo penalizzati e questo non va a beneficio degli investimenti. (riproduzione riservata)