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SoftBank, il bilancio scivola per la svalutazione di Alibaba

Nel terzo trimestre la situazione patrimoniale della banca giapponese si è ridotta da 187 a 168 miliardi di dollari. È quanto emerge da una presentazione realizzata dalla società d'investimento giapponese sui risultati del terzo trimestre. L'impatto più grande è dato dalla quota in Alibaba


08/02/2022 19:50

di Mauro Romano - Class Editori

settimanale
Masayoshi Son

Il valore patrimoniale netto di SoftBank è scivolato a 168 miliardi di dollari alla fine di dicembre, a fronte dei 187 miliardi di dollari riportati alla fine di settembre.

È quanto emerge da una presentazione realizzata dalla società d'investimento giapponese nel presentare i risultati del terzo trimestre. L'impatto più grande è dato dalla quota in Alibaba, spiega il Ceo Masayoshi Son. In passato, Alibaba rappresentava il 60% del valore dell'attivo netto per SoftBank, sceso ora al 24%.

La perdita è data dal fatto che il valore delle azioni di Alibaba e di altre società tech cinesi è diminuito lo scorso anno per la stretta delle autorità di regolamentazione. 

Intanto la vendita di Arm dal gruppo giapponese al produttore di chip statunitense Nvidia è fallita. A questo punto Arm medita un'ipo che potrebbe valere fino a 80 miliardi di dollari, secondo calcoli di Reuters. L'operazione, annunciata nel 2020, ha dovuto affrontare diversi ostacoli normativi. Il gigante degli investimenti nipponico riceverà una break-up fee fino a 1,25 miliardi, ha scritto il Financial Times. 

La Federal Trade Commission, l’agenzia governativa statunitense che si occupa di tutela dei consumatori e di privacy, ha presentato a dicembre una denuncia per bloccare l'acquisizione di Arm da parte di Nvidia. Arm, in mano a SoftBank, è uno dei principali fornitori di tecnologia per la maggior parte delle società di semiconduttori. Il suo set si trova in quasi tutti i processori mobili che alimentano gli smartphone, compresi quelli realizzati dai dispositivi Apple e Android che utilizzano chip Qualcomm.

Il valore dell'accordo, che dipendeva dal prezzo delle azioni di Nvidia, era originariamente fissato a circa 40 miliardi di dollari ed è aumentato in parallelo al valore del titolo Nvidia fino a 80 miliardi alla fine dello scorso anno, anche se da allora le azioni della società californiana sono diminuite.

L’FTC ritiene che l’acquisizione darebbe a Nvidia, uno dei maggiori gruppi al mondo nella produzione di chip, il controllo su tecnologie e progetti ai quali fanno riferimento società rivali per sviluppare progetti in competizione con quelli di Nvidia. Un fatto che, per il regolatore americano, soffocherebbe la nascita di tecnologie innovative, danneggiando i competitor di Nvidia. L'acquisizione è anche sotto il controllo delle autorità di regolamentazione britanniche e dell'Ue preoccupate che potrebbe aumentare i prezzi e ridurre scelta e innovazione.

Inoltre il deal non ha ancora ricevuto l'approvazione dalle autorità di regolamentazione antimonopolio in Cina, che in precedenza hanno negato il via libera alle acquisizioni di chip transfrontaliere che avevano ricevuto in precedenza il nulla osta da altri Paesi. Nvidia è diventato il gruppo statunitense più ricercato per i suoi chip usati nei processori grafici. Sebbene siano ancora considerati di fondamentale importanza per i giochi, i processori grafici sono oggi ampiamente utilizzati nel settore dell'intelligenza artificiale e in altri campi avanzati. (riproduzione riservata)


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