Un Qr code per rilanciare il turismo internazionale. Il progetto è stato illustrato dal presidente cinese Xi Jinping nel corso della riunione in videoconferenza tra i leader del G20.
Di fatto il progetto intede replicare su più ampia scala quanto già adottato nella Repubblica popolare, ossia utilizzare un codice leggibile con il cellulare nel quale è contenuta la storia sanitaria e di viaggio dei cittadini.
Con un sistema a semaforo, l'idea è di indicare la possibile esposizione al Covid-19. Il meccanismo prevede che i paesi dovrebbero mutalmente riconoscere un sistema di test sull'eventuale positività o negatività dei viaggiatori. Per Xi la proposta è essenziale a garantire il funzionamento dell'economia globale nel mezzo della pandemia.
Una dei nodi spesso contestati dalla comunità d'affari straniera nella Repubblica popolare è infatti la difficoltà nel ritorno dei propri dipendenti, benché le restrizioni abbiano previsto alcune corsie preferenziali ad esempio per Singapore, Corea del Sud, Germania. Alla proposta del presidente cinese mancano perà ancora i dettagli. Ad esempio chi si dovrebbe occupare della progettazione e della gestione del sistema.
Le metodologie cinesi utilizzate per il controllo e il tracciamento hanno avuto successo grazie sostanzialmente alla correlazione dei dati con il numero di cellulare.
Infatti il famoso “codice verde“ o Green code che, a seconda della situazione soggettiva od oggettiva può mutare in giallo o rosso, deriva semplicemente dalle informazioni che sono presenti nei centri di raccolta dati: a Shanghai è totale responsabilità di Shanghai Big Data Center ovvero, come compare sullo screen del proprio smartphone “Citizen Homepage of Governement online-offline”.
La struttura di questa raccolta dati poggia le sue fondamenta costruite negli anni passati su Alipay e Wechat. Poichè Internet ha acquisito in Cina 940 milioni di utenti, appare ovvio che la transmigrazione dei dati è un fatto relativamente consequenziale.
L'idea, che Xi ha auspicato trovi la più ampia condivisione, si inserisce però in un contesto nel quale test, nonché tempi e modi della quarantena differiscono da Paese a Paese. Di recente la Commissione europea ha voluto accelerare sul fronte dei test con una raccomandazione su quelli antigenici rapidi e con un sostegno per aumentare la capacità diagnostica.
Bruxelles ha adottato una raccomandazione sull'uso di test antigenici rapidi per la diagnosi COVID-19 al fine di garantire la libera circolazione delle persone e il buon funzionamento del mercato interno. A seguito della raccomandazione della Commissione del 28 ottobre, questa raccomandazione sollecita anche il riconoscimento reciproco dei risultati dei test. (riproduzione riservata)