Nonostante il mondo della logistica e dei trasporti non si sia mai fermato durante il lockdown, dovendo muovere prodotti alimentari e beni di prima necessità, il Covid-19 ha avuto, però, un impatto particolarmente severo sul settore. Il centro studi di Fedespedi, la Federazione nazionale delle imprese di spedizione merci, ha appena pubblicato un’analisi degli effetti economici e delle conseguenze sul trasporto merci generati dalla pandemia. «Per quanto riguarda l’Italia, l’outlook del Fondo monetario internazionale stima una contrazione del -12,8% del pil, il dato peggiore a livello globale. Il nostro Paese, tuttavia, è stato tra i primi coinvolti nell’emergenza e a superare la fase di lockdown.
L’Istat, infatti, ha registrato per maggio e giugno i primi segnali economici positivi tra cui spiccano un aumento della vendita al dettaglio del +24,3% rispetto ad aprile e una crescita della produzione industriale del +42,1% su aprile 2020 come conseguenza della riapertura delle attività». Rispetto a maggio 2019 la produzione è comunque calata del 20,3% in uno scenario caratterizzato da debolezza della domanda aggregata che comporta un clima deflazionistico con una diminuzione dei prezzi dello 0,2% da giugno 2019 a giugno 2020. Gravissime sono state le ripercussioni della pandemia sul commercio internazionale.
«Il commercio italiano con i paesi extra Ue nei primi 5 mesi del 2020 ha subito una forte contrazione: -16,8% per l’export, -19,2% per l’import. Il mese di maggio ha segnato una prima svolta con un deciso aumento delle esportazioni (+37,6%) rispetto al mese di aprile, mentre le importazioni (-2,4%) risentono ancora della debolezza della domanda interna» scrive il Centro studi Fedespedi.
Il crollo degli scambi internazionali si riflette, naturalmente, sul traffico container che ancora a maggio ha registrato una flessione a livello globale del -11,4%. «Per quanto riguarda il traffico marittimo – si legge nell’analisi - i principali porti italiani hanno registrato una flessione dell’8,2% nel periodo gennaio-maggio 2020. Il risultato negativo è imputabile in particolare ai mesi di aprile e maggio, in cui si sono registrati valori intorno al -30%, come nel caso di Genova. L’andamento della crisi è osservabile anche dal trend del costo dei noli che, dopo una decisione diminuzione fino a maggio, hanno iniziato a risalire concordemente alla ripresa del traffico marittimo». Il settore del cargo aereo è però quello più colpito con una stima al -16,8% per il 2020 in termini di Ctk (cargo tonnellate kilometro). «In Italia il trasporto aereo, nei primi 5 mesi del 2020 è calato del -26,7% con punte del -51,8% a Roma Fiumicino e del -41,3% a Bergamo Orio al Serio. A partire dal mese di maggio è cominciata una rilevante inversione di tendenza. Infatti, pur rimanendo ben al di sotto dei valori raggiunti nel maggio 2019 (-40,1%), rispetto al mese di aprile ha registrato una crescita del +31,8%» evidenzia la ricerca.
Per la presidente di Fedespedi, Silvia Moretto: «Il quadro economico che emerge è preoccupante ma conoscerlo ci consente di essere più preparati. Non sarà un percorso facile: il commercio internazionale è stato penalizzato moltissimo dalla fase delle chiusure e l’Europa uscirà da questa crisi con danni maggiori di altri, penso alla Cina e all’Asia in generale».
Ci sono però segnali positivi da non trascurare: «Innanzitutto il fatto che l’Italia è uscita dal lockdown prima di molti altri Paesi e la produzione industriale sta riprendendo. L’asimmetria della crisi colpisce l’import-export ma questo tempo può essere utilizzato per pianificare e guadagnare vantaggio rispetto ai competitor. L’Europa, inoltre, si è mostrata coesa nella risposta all’emergenza. I risultati dei negoziati in Consiglio Europeo sono importanti e aprono la strada per un’Europa più forte e competitiva anche dal punto di vista economico. Tornare più forti nello scenario del commercio internazionale è vitale per l’Europa e soprattutto per l’Italia, il cui Pil è trainato dall’import-export. Sostenere la logistica, le spedizioni e il trasporto merci è fondamentale per consentire alle aziende produttrici di internazionalizzare e dare nuovo impulso, dunque, agli scambi economici». (riproduzione riservata)