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Bertazzoni (cucine) fa record nel 2021, grazie anche all'Asia

L'aumento del fatturato è stato del 51% con il 90% all'export. La Cina, dove ha aperto a Pechino l'anno scorso, è uno dei mercati a maggior potenziale per la Kitchen Suite dell'azienda reggiana, secondo Paolo Bertazzoni, quinta generazione e ceo dell'azienda


09/06/2022 16:52

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Paolo Bertazzoni, ceo dell'azienda omonima

«L'anno scorso abbiamo avuto risultati molto importanti in tutto il sud est asiatico mentre la Cina, in partenza, non era significativa. Ma quest'anno la filiale operativa da fine anno scorso sta facendo risultati molto superiori alle previsioni». Paolo Bertazzoni è ceo dell'azienda omonima che dal 1882 a Guastalla, nel cuore della Bassa reggiana, produce elettrodomestici di alta gamma.

L'azienda ha chiuso l'anno scorso con un aumento di fatturato record, 51%, 127 milioni di euro, con il 90% all'esportazione in particolare in Nord America. «Il Nord America è un mercato dove noi abbiamo un grandissimo successo, abbiamo una gamma dedicata con misure in pollici e lì il nostro brand è apprezzatissimo, poi abbiamo mercati molto dinamici in Europa: l'Inghilterra che è cresciuta moltissimo e l'Italia», ha proseguito l'imprenditore in un'intervista ad Askanews, in occasione del salone del mobile in corso a Milano.

Bertazzoni è l'azienda di elettrodomestici di alta gamma a conduzione familiare più antica al mondo. Agli inizi furono le bilance di precisione per i caseifici emiliano-romagnoli, poi le stufe a legna che riscaldavano i treni in arrivo dalla Germania ispirarono la costruzione delle prime cucine economiche a legna. Di lì l'inizio di un percorso che nel 2021 li ha portati a risultati insperati: «È stato un anno eccellente per un doppio effetto: da un lato il rimbalzo dalla crisi pandemica di cui ha beneficiato tutto il settore della casa perché le persone, rimaste in casa, hanno pensato a come vivere meglio l'ambiente domestico con investimenti importanti finanziati con la liquidità che c'era in giro. E poi dall'altro l'effetto degli investimenti fatti lo scorso anno e previsti dal piano industriale. Questo doppio effetto ci ha portato a un risultato in crescita del 51% che non avremmo creduto prima. Eravamo stati inizialmente molto prudenti perché dovevamo vedere come si risolvevano i problemi di logistica e di disponibilità dei componenti che la nostra squadra è riuscita a risolvere».

Anche il 2022 per Bertazzoni è incominciato nel segno della crescita, sebbene ora la situazione internazionale getti un'ombra di incertezza sulla seconda parte dell'anno: «La proiezione del primo semestre prevede un'ulteriore crescita del 30% a livello globale sempre per effetto degli investimenti fatti sui prodotti. Questa crescita è dovuta a un effetto inerzia: il nostro tipo di prodotto va su progetti come la ristrutturazione della casa che partono molto tempo prima. Quello che era per strada, quindi, non lo perdiamo - spiega - ma siamo molto più preoccupati per la seconda parte dell'anno perché questo effetto inerzia tenderà a scendere e inizieremo a sentire il morso dell'inflazione. Non credo che riusciremo a confermare questo 30% perché c'è un grande clima di incertezza. Il risultato è comunque superiore a quello messo a budget e comunque è su una crescita molto molto forte nel 2021».

A pesare non è tanto la perdita di un mercato come quello russo quanto i rincari delle materie prime e i problemi logistici: «Abbiamo lavorazioni che assorbono molta energia i cui costi sono schizzati molto in alto; per quanto riguarda materie prime e componenti li troviamo ma abbiamo difficoltà nei tempi di consegna e nei prezzi schizzati: l'acciaio è raddoppiato, alcune materie prime triplicate, i componenti, che sono una grossa parte del costo del nostro prodotto, sono colpiti dal caro energia. E poi c'è un'altra difficoltà: i nostri prodotti hanno una grossa componente elettronica e anche lì si lavora alla giornata per via della crisi dei microchip che per noi è un problema molto grosso».

Infine la logistica: «Capita che prenoti container, posti sulle navi per la consegna via mare e poi all'ultimo te li vedi rifiutare per settimane. Il fenomeno particolare è che prima c'erano navi che facevano destinazioni point to point, invece ora fanno fermate intermedie per essere riempite al massimo ma in questo modo slittano i tempi». (riproduzione riservata)


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