La profumeria artistica continua la sua corsa, complice un’offerta sempre più ricca che non ha paura di sperimentare nuovi percorsi. All’indomani della crisi sanitaria, questo successo non stupisce Silvio Levi, presidente di Calé/Fragrans in fabula e direttore artistico di Calé fragranze d’autore. «Da sempre, questi marchi creativi sono una sorta di R&D delle collezioni mainstream. In anticipo anche di anni sui gusti del consumatore, ispiratori di nuovi trend, a tal punto che molti grandi profumi di successo non sarebbero mai nati se non ci fosse stato l’impulso della nicchia», ha detto il manager.
Domanda: I marchi di nicchia più premium, come sottolinea un’analisi di Npd, hanno raddoppiato le loro vendite l’anno scorso, un risultato migliore di quello del mercato generale del profumo, cresciuto anch’esso, ma del 49%. Siamo a una svolta?
Risposta: Dobbiamo pensare che questi aumenti non significano per forza volumi spettacolari. Non tutti i Paesi sono al livello dell’Italia nella distribuzione dei profumi artistici; sul nostro territorio si è sviluppata una rete capillare composta da piccoli negozi, indipendenti e specializzati. Da noi la profumeria di nicchia rappresenta oltre il 4%; si pensi che in Francia non tocca neanche l’1%.
D. Che cosa potrebbe fare da acceleratore del settore?
R. Ci sarà un allargamento naturale del pubblico perché al profumo si stanno interessando zone geografiche finora poco rappresentate, come certi Paesi dell’Africa e la Cina. E poi ci sono i consumatori giovani, che si mostrano clienti esigenti, alla ricerca di una singolarità simile a quella che avviene col loro guardaroba.
D. Come evolve il modo di vendere il profumo?
R. Va fatta una premessa: i marchi artistici più successful sono stati progressivamente acquistati da grandi gruppi (Kurkdjian da Lvmh, Byredo da Puig, Kilian Paris e Les Editions de Parfums Frédéric Malle da Estée Lauder, ndr) che hanno i propri standard in materia di retail. Nelle mie profumerie (Fragrans in fabula, due a Milano e un corner a Roma alla Rinascente, ndr) spingo al massimo le connessioni con gli altri sensi: faccio ascoltare dei brani musicali, vengono letti dei poemi. E il cliente viene sempre accompagnato nella sua scoperta perché vuole una creazione che racconti una storia che sia anche la sua storia.
D. Il profumo diventa un veicolo di nuovi valori?
R. Perché no? In fondo avviene come nel food che per primo ha abbattuto certe frontiere culturali rendendo familiari sapori ed odori un tempo poco conosciuti perché circoscritti a certe regioni o Paesi. Il profumo è come un ponte tra le culture. Con la nostra ultima fragranza Archilibrium che esce il 14 novembre ho voluto per esempio trasmettere il concetto di architettura organica di Frank Lloyd Wright, che sviluppa l’idea di costruire un sistema in equilibrio tra ambiente naturale e ambiente costruito.
D. In effetti le ispirazioni dei brand da lei distribuiti vengono da lontano…
R. Si, come il turco Nishane, da poco arrivato tra le marche da noi distribuite, che concilia con sapiente armonia Oriente ed Occidente. (riproduzione riservata)