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Pirelli, gli azionisti cinesi riorganizzano la partecipazione

Il gruppo dei pneumatici ha annunciato ufficialmente che ChinaChem, il suo maggiore azionista, e Sinochem stanno pianificando una riorganizzazione strategica. Da tempo si parla di una fusione tra i due giganti della chimica, operazione rallentata dall'emergere di forti debiti di Sinochem. Il rientro di Grasso in Italia lo scorso dicembre è stato il primo effetto di quanto sta succedendo


23/01/2020 11:24

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

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Marco Tronchetti Provera, ceo di Pirelli, e Li Junhua, l'ambasciatore cinese in Italia

Il primo effetto evidente è stato, nel dicembre scorso, il rientro anticipato in Italia di Filippo Maria Grasso, dopo due anni al vertice di China National Tire&Rubber Corporation (Cnrc), controllata di Chinachem, azionista di maggioranza relativa di Pirelli. Oggi la stessa Pirelli ha confermato ufficialmente che è in atto un ampia riorganizzazione ai piani alti dei suoi azionisti, che con tutta probabilità, ma i dettagli non sono stati ancora comunicati, prevede una fusione di Chinachem con Sinochem, l'altro colosso pubblico della chimica in Cina.

Di conseguenza cambieranno anche gli assetti azionari nel gruppo italiano, uno degli asset strategici di Chinachem. Il ruolo di Grasso era strategico negli accordi intercorsi tra Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli, e Ren Jianxin, il fondatore di ChemChina, che nel 2015 aveva deciso il più importante investimento cinese in Italia, comprando la maggioranza del gruppo di pneumatici per 7 miliardi di euro.

Primo manager italiano al vertice di un gruppo pubblico cinese, Grasso, classe 1978, top manager di Pirelli, ha garantito durante il suo mandato l'implementazione del piano strategico dell'alleanza italo-cinese, che prevedeva una forte spinta a Pirelli nel mercato cinese dei pneumatici premium, lo scorporo della produzione e vendita di pneumatici per camion e macchine agricole, da accorpare poi con quelle  di China National Tire&Rubber Corporation (Cnrc) di cui Grasso era ceo.

 «Avere una persona di Pirelli a capo di una holding nella Repubblica popolare può aiutare nell’utilizzare tutto la capacità di ChemChina nel portare i problemi sui tavoli giusti e allineare il mercato cinese alle best practice internazionali», aveva sottolineato al momento della nomina di Grasso Tronchetti  che dovrebbe restare al vertice della Pirelli fino al 2022, sulla base di un accordo con ChemChina

Ma le cose sono cambiate rapidamente dopo l'addio di Ren Jianxin al vertice di ChinaChem, a metà 2018, e l'arrivo di Ning Gaoning che da gennaio 2016 era ceo di Sinochem Group, l'altro colosso della chimica cinese. Si trattava di un chiaro segnale che Pechino aveva deciso di consolidare le sue attività nella chimica, con un'operazione di fusione, mai annunciata apertamente dal governo, con l'intento di creare un gigante mondiale del settore.

Il piano rientra nel processo di riforma delle grandi imprese di Stato cinesi. L'intento è rendere queste entità più efficienti e capaci di competere sul mercato internazionale.

Infatti Ning Gaoning, manager molto apprezzato anche in occidente, conosciuto come Frank Ning, quando è stato nominato nell'estate del 2018 al vertice di ChemChina, ha mantenuto anche l'incarico in Sinochem.  E lo scorso settembre, quando hanno incominciato a circolare le indiscrezioni sull'ipotesi che l'operazione potesse saltare, è stato lo stesso Ning a ribadire che l'operazione è ancora in piedi, nonostante considerazioni sull'ammontare e sul debito che già grava sul'azienda.

Ora si aspettano i dettagli della riorganizzazione a monte del gruppo Pirelli, che ha annunciato per il prossimo 19 febbraio la presentazione del piano industriale. In quella occasione potrebbero emergere anche novità su una ventilata, ma smentita da parte italiana, alleanza del gruppo con la la russa Nokian, leader nel segmento premium di quel mercato, che potrebbe, secondo gli analisti, preludere a una riduzione del peso azionario dei cinesi nel capitale di Pirelli.

 

  


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