MENU
Azienda Servizi

I porti italiani devono poter accogliere le maxi-container

Per il presidente di Assoporti, Daniele Rossi, le infrastrutture non sono ancora pronte, occorre pertanto mettere a sistema la rete portuale. Intanto dal 12 dicembre sarà operativa la nuova piattaforma di Vado Ligure. Mentre Trieste studia un collegamento ferroviario tra il porto e la megalopoli di Chengdu


30/04/2019 21:29

di Mauro Romano - Class Editori

Seconda riunione della Task force cina
Daniele Rossi

L’Italia è un hub naturale dei traffici dall’Estremo Oriente. Attualmente nessun porto italiano è  però pronto a ricevere la Via della Seta. A fare il quadro della situazione è stato il presidente di Assoporti e dell’autorità di sistema portuale del mare Adriatico centro settentrionale, Daniele Rossi, in occasione della seconda riunione della task force Cina lanciata dal ministero dello Sviluppo economico. “Non si tratta soltanto di aumentare di qualche migliaio di container il traffico, benché sia un obiettivo cui puntare. La Via della Seta vuol dire portare nei porti italiani navi di nuova generazione capaci di trasportare 20mila teu ossia  10-12 mila container”.  Come  sottolineato Rossi, non c’è un porto in grado di muoversi da solo. “Occorre mettere a sistema la rete portuale”, ha aggiunto Rossi indicando i cluster di Trieste-Venezia –Ravenna e Genova-Livorno-La Spezia.

Considerazioni fatte all'indomani dell'annuncio che dal  12 dicembre sarà operativa  la nuova piattaforma container che Apm Terminals, in partnership con il gruppo cinese Cosco e il porto di Qingdao, sta realizzando a Vado Ligure. Il terminal Vado Gateway  sarà in grado di accogliere le grandi portacontainer di ultima generazione.

La penisola vanta tre caratteristiche cruciali. Su tutte l’essere attraversata da quattro corridoi europei, il che dà alla Belt and Road Initiative l’opportunità di integrarsi a pieno con le reti continentali. Il secondo punto a favore è l’integrazione tra porti, trasporto su ferro e su gomma. Terzo pilastro sul quale la penisola può fare affidamento è la già consistente presenza cinese con gruppi che hanno all’attivo 10 miliardi di investimenti e un giro d’affari di 13 miliardi  di euro.  

Per fare dell'Italia una piattaforma logistica “occorre la ferrovia”, è il ragionamento ripetuto nel corso della riunione.  In tal senso si era già espresso in audizione parlamentare il presidente de l’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico orientale.   “La ferrovia  è lo strumento che più di altri permette al porto di Trieste di competere con gli scali del Nord Europa per i mercati dell’Europa centrale e orientale”, spiegava appena una settimana fa.  L’intesa siglata con il colosso statale China Communication Construction Company (CCCC) va in questa direzione.  Il memorandum  d’intesa siglato a fine sull’invito di CCCC a  partecipare alle riunioni della Eu-China Connectivity Platform dell’Unione europea, nel quale l’Autorità portuale è coinvolta con il progetto Trihub, il piano integrato di rafforzamento del sistema ferroviario del Friuli Venezia Giulia, “al servizio dei flussi intermodali” dai porti dell’Adriatico.

L’autorità  ha inoltre allo studio un collegamento diretto fra il porto di Trieste e Chengdu, megalopoli della Cina occidentale nonché  uno dei passaggi sulla Via della Seta voluta da Pechino


Chiudi finestra
Accedi