Quando a metà luglio, alla vigilia della crisi del governo gialloverde, l'allora ministro dell'Economia, Giovanni Tria, parlò della volontà di dare vita a una banca del Sud, la notizia fu accolta con un po' di sorpresa da ambienti vicini al Mediocredito Centrale. D'altronde la controllata di Invitalia, fin dalla sua istituzione ha avuto come obiettivo favorire "nuove opportunità di business per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, a partire da quelle del Mezzogiorno attraverso partnership strategiche in primo luogo con i principali istituti creditizi italiani". Normale quindi che il progetto della nuova Cassa per il meridione ruoti attorno alla società guidata dall'amministratore delegato, Bernardo Mattarella.
Il decreto varato domenica 15 dicembre dal consiglio dei ministri mette a disposizione di Invitalia 900 milioni di euro, stanziati affinché tramite la controllata possa entrare nel capitale di Pop Bari e portare avanti altre operazioni nelle regioni del Sud. Potrebbe essere quindi questa l'ultima trasformazione dell'istituto passato nel 2017 da Poste sotto la gestione l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti, guidata da Domenico Arcuri, con un'operazione da 390 milioni di euro.
All'interno del gruppo Poste Italiane era invece entrata nel 2011, quando seguito della legge 191 di due anni prima, su impulso del ministro Giulio Tremonti si decise di dare vita a una banca dedicata alle imprese meridionali e alla loro crescita sia dimensionale sia internazionale. Poste dunque acquisito il 100% delle azioni del Medio Credito Centrale dal gruppo Unicredit per 136 milioni di euro.
Guardando ai bilanci, l'istituto ha chiuso il 2018 con un utile netto di 20 milioni, 88,9 milioni di margine d'intermediazione e un Cet1 ratio del 19,62%. Complessivamente i finanziamenti alle pmi attivati lo scorso anno sono stati pari a 19,3 miliardi (+11,2%). (riproduzione riservata)