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Politica

Fine delle restrizioni anti-Covid, il governo riapre agli spostamenti

La retromarcia è incominciata mercoledì scorso, quando il governo ha deciso di porre termine ai lockdown improvvisi su larga scala e la quarantena obbligata in strutture dedicate delle persone testate positive. Inoltre è stato revocato l'ordine di presentare un test negativo per viaggiare tra le province. Scomparirà anche l'app di localizzazione


12/12/2022 17:02

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale

Rapida inversione di marcia delle autorità di Pechino sulla politica anti-Covid. Dopo le proteste popolari contro le eccesive restrizioni che si sono manifestate in tutto il Paese, la settimana scorsa sono state tolte tutte le misure restrittive, con una reattività che ha lasciato stupiti molti osservatori. Lo segnala l'agenzia France Presse, dopo aver consultato diverse pubblicazioni del governo.

La retromarcia è incominciata mercoledì scorso, quando il governo ha deciso di porre termine ai lockdown improvvisi su larga scala e la quarantena obbligata in strutture dedicate delle persone testate positive. Inoltre è stato revocato l'ordine di presentare un test negativo per viaggiare tra le province.

È giunta anche notizia che si stia smantellando l'applicazione di tracciamento nazionale impiegata negli ultimi tre anni per raccogliere dati sugli spostamenti dei cittadini, staccando la spina a uno dei simboli del contenimento del coronavirus.

L'app di localizzazione - una pietra miliare dell'approccio tecnocentrico di Pechino per contenere la pandemia - scomparirà entro la fine della giornata, come segno della rapida ritirata della Cina dalla politica zero-Covid in vigore negli ultimi tre anni.

Dalla sua introduzione nel 2020, il servizio ha scansionato i movimenti dei cittadini, utilizzando i dati raccolti dai tre fornitori di telecomunicazioni del Paese per determinare se gli utenti erano stati in aree ad alto rischio contagio. La decisione di mettere offline il servizio è stata presa dal Gabinetto cinese, noto come Consiglio di Stato.

La scorsa settimana Pechino, in scia alle proteste nazionali e alle prove sempre più evidenti sul fatto che le restrizioni stanno comprimendo l'economia del Paese, ha deciso di avviarsi verso una politica di exit-Covid e abbandonare molti dei requisiti di quarantena.

Tuttavia, non è ancora chiaro se il passo indietro sull'app riuscirà a fare molto per stimolare i viaggi e l'attività economica nel breve termine. L'ostacolo più grande per la ripresa potrebbe essere dettato da un'impennata dei casi di Covid a livello nazionale.

Anche con le nuove concessioni e una nuova campagna di comunicazione che enfatizza la relativa mitezza delle sottovarianti Omicron del coronavirus, molti aspiranti viaggiatori, acquirenti e ristoratori hanno infatti scelto di rimanere a casa. Di conseguenza, Pechino e altre grandi città hanno assunto l'aspetto di città fantasma, ben lontane dalle riaperture celebrative di Covid viste in altre parti del mondo.

Ora però il rischio è di un rapido aumento dei casi di Covid, soprattutto a seguito dei rimpatri dei cinesi bloccati all'estero dalla pandemia.

Le autorità di Pechino hanno oggi indicato che oltre 22mila persone si sono recate nel giorno precedente presso le strutture ospedaliere dedicate denunciando sintomi di febbre. Si tratta di 16 volte di più della domenica precedente.

«C'è una tendenza alla rapida propagazione dell'epidemia a Pechino», ha dichiarato Li Ang, portavoce dei servizi sanitari della capitale. «Il numero di consultazioni per febbre e influenza - ha continuato - è cresciuto in maniera significativa e il numero di chiamate ai soccorsi è fortemente aumentato».

Il ministero della Sanità ha dato oggi notizia di 8.626 casi di contagio locale. Ma si tratta di una cifra molto sottovalutata: i test molecolari non sono più obbligatori e raramente le persone denunciano i loro autotest positivi. (riproduzione riservata)


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