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Politica

In febbraio crolla ancora l'export dell'Italia verso la Cina

Dopo il -46% di gennaio, su base annua, il calo tendenziale di febbraio rilevato dall'Istat è ancora peggiore e si avvicina al 60%. La ragione principale sarebbe una base di confronto alterata dalle forte esportazioni di un prodotto farmaceutico all'inizio dell'anno scorso


28/03/2024 13:08

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale

Nuovo brusco calo in febbraio dell'export italiano verso la Cina: rispetto a un anno fa i flussi sono diminuiti di quadi il 60% (57,7%), proseguendo il trend negativo già evidenziato in gennaio che aveva fatto registrare un +46%. per altro le importazioni dalla Repubblica popolare che in gennaio su base annua avevano fatto segnaee un -21%, in febbraio sono riamste stabili sul livello dello scorso anno, segnando un -0,9%.

Sempre negativa la bilancia commerciale che nei primi due mesi di quest'anno fa segnare un rosso di quasi 4,5 miliardi a favore della Cina.

Il dato della Cina, imputabile - secondo l'Istat - al settore farmaceutico che all'inizio dell'anno scorso aveva fatto registrare un boom di export dall'Italia, probabilmente ancora in relazione ai farmaci anti-Covid o comunque legati alla pandemia - è in contro tendenza con quello dei principali mercati extra Ue che in febbraio hanno fatto registrare significativi incrementi: i maggiori riguardano Turchia (+32,9%), Stati Uniti (+23,6%) e Giappone (+18,8%).

Si tratterebbe secondo diverse fonti dell'Udca, l'acido ursodesossicolico, un farmaco generico utilizzato per il fegato, particolarmente efficace nel trattamento dei calcoli biliari e delle complicazioni epatiche, utilizzato in Cina anche in prevenzione anti-Covid. A sostenerlo è in particolare Robin Brooks, capo economista dell'Institute of International Finance, che in precedenza era arrivato a giustificare l'esponenziale aumento dell'interscambio con qualche sorta di aggiramento delle sanzioni alla Russia.

Nel complesso l'Istat ha stimato, per l’interscambio commerciale con i paesi extra Ue27, un aumento congiunturale
per entrambi i flussi, più ampio per le esportazioni (+7,0%) rispetto alle importazioni (+5,4%), dato che potrebbe essere di buon auspicoo per la tenuta del made in Italy sui mercati internazionali.

L’incremento su base mensile dell’export riguarda tutti i raggruppamenti ed è dovuto soprattutto alle maggiori
vendite di beni strumentali (+15,5%) e in particolare di mezzi di navigazione marittima. Anche dal lato
dell’import, si rilevano incrementi congiunturali per tutti i raggruppamenti; i più ampi per beni di consumo
durevoli (+13,6%) e non durevoli (+7,3%) e beni strumentali (+8,3%).

Nel trimestre dicembre 2023-febbraio 2024, rispetto al precedente, l’export aumenta dello 0,7%. Crescono
le esportazioni di beni di consumo durevoli (+7,3%) e beni strumentali (+2,5%), si riducono quelle di energia
(-12,2%) e beni intermedi (-0,6%); stazionarie le vendite di beni di consumo non durevoli. Nello stesso
periodo, l’import registra una flessione dell’8,1%, generalizzata e più ampia per energia (-18,1%) e beni di
consumo durevoli (-11,4%).


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