In questo inizio agosto shanghainese, limpido e con volute di vento che durante la giornata si trasformano “nel vento caldo dell’estate”, di prima mattina, ad un incrocio semideserto mi sono visto venire incontro una Rolls- Royce limousine di un colore rosa misto al color caramello delle fiancate con un codazzo di macchine al seguito agghindate da matrimonio.
È la prima volta dall’anno scorso che capita di notare macchine da cerimonia, circostanza abituale nel passato. Era solo un’eccezione o il ritorno ad una consuetudine? È troppo presto per dirlo e per capire se il fenomeno matrimoni ritornerà in auge come si dice verso novembre. Ristoranti e hotel confermerebbero questo segnale anche perchè quanto programmato in primavera è stato poi cancellato a seguito del Covid.
Ma se una rondine non fa primavera è proprio nell’analisi dei trend comportamentali che si può tentare di esplorare nuove situazioni che inevitabilmente si rifletteranno sui consumi.
Il lockdown precedente e il quadro attuale possono far presumere comportamenti diversi dei giovani dal recente passato o è rimasto tutto come prima? Da alcuni dati e studi di questi giorni sembrerebbe esserci un’evoluzione.
Dopo circa sei mesi sono state riaperte le sale cinematografiche. In realtà vi era stato un timido tentativo in primavera che si era poi concluso quasi immediatamente con una nuova chiusura. Seimila multisale delle 10 mila esistenti con 70 mila schermi, il più alto numero nel mondo, sono state riaperte la scorsa settimana con rigidi protocolli di sicurezza sia nella prevenzione che nella gestione.
È pur vero che nei mesi scorsi, con un picco in marzo, 850 milioni di netizen hanno visonato film singolarmente sui loro smartphone, e quindi ora la mission è il recupero degli spettatori visto i dati negativi del primo semestre. L’International Film Festival di Shanghai, in corso in questi giorni e che include anche una retrospettiva dedicata a Fellini nel centenario della nascita, può essere un’occasione per riavvicinare il pubblico alle sale cinematografiche, che, comunque, dipenderà dall’abilità dei registi e produttori a trovare soggetti interessanti come spera uno dei più importanti registi cinesi Jia Zhangke, conosciuto anche in Italia attraverso la Biennale cinema.
Il rischio paventato dal regista si collega a quello che è stato definito il complesso della capanna, il modello di vita “homebody” di cui il Covid ha lasciato traccia: moltissimi millenial preferiscono rimanere a casa in connessione online con amici e utilizzando app per i servizi piuttosto che uscire. Il rischio è che aumentino individualismo e solitudine con conseguenze sulla loro vita futura. È un sistema di vita che prende origine in Giappone con la parola Otaku che significa stare appartati dagli altri, rinunciare alla partecipazione collettiva.
Nell’ambito di questo cambiamento un dato forse rivelatore riguarda le modalità di consumo di vino e bevande alcoliche. In Cina vino e bevande alcoliche per tradizione sono sempre state consumate fuori dalle mura di casa, prevalentemente con amici nei ristoranti e nei club. A condizionare lo status delle persone, ha sempre fatto differenza il prezzo della bottiglia rispetto alla qualità intrenseca del prodotto.
Il vino è generalmente considerato da ricorrenza mentre in casa propria si consumano altre bevande. Ma in questi sei mesi vi è stata una consistente diminuzione dell’importazione di alcolici e vini a favore del consumo di prodotti locali con prezzi decisamente più abbordabili. D’altro canto se la situazione di lockdown non favorisce il consumo di vino, ne esiste una intermedia che è quella della famiglia che non volendo o potendo uscire consuma il vino in casa o tutt’al più con qualche amico in visita. Si parla di un consumo medio di una bottiglia ogni due giorni.
Questo fatto è in realtà qualcosa che si auspicava per il vino italiano: è importante che il consumo di questa bevanda venga considerata come una componente naturale del pasto e non solamente lo show off che si è visto celebrare smodatamente negli scorsi anni.
Alexander Dumas amava sostenere che “il vino è la parte intellettuale di un pranzo, la carne e i legumi non sono che la parte materiale”. Questo significa che potrebbero esserci maggiori opportunità per il nostro prodotto e certamente l’iniziativa organizzata a settembre da Vinitaly e Ice (14-18 settembre) con road show a Shanghai, Xiamen e Chengdu può misurare la temperatura del gradimento del vino italiano in questo periodo controverso.
I dati dei primi cinque mesi segnalano per l'Italia un calo in termine di volume di circa il 33% in rapporto ad una quota di mercato del 6,76%. Australia e Francia hanno perso di più ma con quote di mercato rispettivamente del 37,6% e del 26%.
In conclusione, l’evoluzione in materia di consumi può consentire di comprendere meglio il mercato ma soprattutto di correggere la rotta per il futuro, da un lato, dall’altro entrare in profondità negli aspetti comportamentali derivanti dal Covid.
Michel Houellebecq, uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei sostiene che “l’epidemia di coronavirus offre una magnifica ragion d’essere a questa tendenza di fondo: una certa obsolescenza che sembra colpire le relazioni umane”. Ma in uno dei suoi romanzi precedenti, La possibilità di un’isola, immagina una società dove le persone vivono solo con un nome ed un numero in un alveo consortile più grande di neo umani. Spero che l’homebody non ci trascini in questo futuro. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni