La Cina rompe gli indugi e si congratuale con Joe Biden per la vittoria alle elezioni statunitensi. Pechino ha aspettato quasi una settimana prima di congratularsi con il leader Dem e con la vicepresidente eletta Kamala Harris. Un ritardo, aveva spiegato a MF-Milano Finanza l'ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell'Ispi e di Fincantieri, motivato con il formalismo diplomatico che muove la Repubblica popolare, mentre ancora Donald Trump si rifiuta di concedere la vittora all'avversario.
"Rispettiamo la scelta del popolo americano e facciamo le congratulazioni a Biden e a Harris", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, durante il consueto punto stampa giornaliero, "Comprendiamo che i risultati delle elezioni statunitensi saranno determinati in base alle leggi e alle procedure statunitensi",
Nonostante i tentativi di instaurare un rapporto personale con il presidente Xi Jinping, l'amministrazione Trump si è contraddistinta per una approccio duro nei confronti della seconda economia al mondo. I rapporti sono ai minimi storici da decenni, per le tensioni commerciali, la gara per il primato tecnologico, le accuse di Washington in merito alla pandemia di Covid-19. La posizione cinese arriva anche all'indomani degli scambi telefonici di Biden con i leader australiani e giapponesi. Durante il colloquio con il premier nipponico Suga Yoshihide, il presidente eletto ha perlatro ribadito che il trattato di sicurezza tra i due Paesi si applica anche alle isole Senkaku, contese con Pechino che le chiama Diaoyu.
Le congratulazioni cinesi sono arrivate inoltre nel momento in cui i grandi network Nbc, Cbs, Abc e Cnn hanno certificato la vittoria di Joe Biden con 11 mila voti di scarto in Arizona. Lo Stato porta, quindi, in dote 11 grandi elettori in più, facendo salire il totale per Biden a 290, rispetto ai 270 necessari per arrivare alla Casa Bianca. A questo punto rimangono solo due Stati dove i risultati devono ancora essere annunciati: North Carolina e Georgia. Era dal 1996, con la rielezione alla presidenza di Bill Clinton, che un democratico non vinceva in Arizona.
Trump dal canto suo non arretra dalla linea dura verso Pechino. L'ultimo atto in ordine di tempo è l' ordine esecutivo che vieta agli statunitens di investire in alcune società del Dragone cinesi considerate contigue all'Esercito, all'intelligence e agli apparati di sicurezza cinesi.
L'ordine impedisce di possedere azioni direttamente o tramite fondi che includono una qualsiasi delle 31 società indicate dagli Stati Uniti.Le aziende nella lista nera includono Aviation Industry Corporation of China, che costruisce il caccia di quinta generazione dell'Esercito cinese, e China Aerospace Science & Industry, che produce sistemi missilistici tattici e strategic, ma anche Huawei e ChemChina.
Tra le imprese anche il produttore di apparecchiature di videosorveglianza Hangzhou Hikvision Digital Technology, consentono ai cinesi di accedere a tecnologie e competenze avanzate per aiutare l'Esercito a espandersi e ad assumere un atteggiamento piu' aggressivo in tutto il mondo, hanno detto i funzionari statunitensi. L'ordine concede agli investitori fino a novembre 2021 per disinvestire. (riproduzione riservata)