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Politica

Venti accordi fanno da corollario all'Mou sulla Via della Seta

Pubblicata la bozza del MoU per l’adesione dell’Italia alla Belt & Road, spazia dall'energia, alla finanza fino alle telecomunicazioni. Le intese commerciali spazieranno dai porti all’e-commerce, alla collaborazione tra media. Richiamo dell'Unione europea al governo giallo-verde: non bisogna andare contro le regole europee, i cinesi sono partner, ma concorrenti


13/03/2019 09:40

di Andrea Pira - Class Editori

Venti accordi sulla Via della Seta
Michele Geraci

Sono una ventina gli accordi che la prossima settimana faranno da corollario all'adesione italiana alla Belt&Road Initiative. Intese che aggiungeranno contenuti al memorandum di cooperazione lungo la nuova Via della Seta che l’Italia si appresta a siglare, nonostante le pressioni statunitensi affinché l’Italia non cambi posizionamento strategico in campo internazionali a favore di Pechino e gli ammonimenti dell’Unione europea che ieri ha stilato un documento in 10 punti sui rapporti con la Cina esortando gli Stati membri a non muoversi fuori dalle regole europee, ricordadno che i cinesi sono sì partner, ma anche concorrenti, pertanto occorre garantire reciprocità a tutti, soprattutto nell’accesso agli appalti.

La bozza della versione inglese del memorandum che circolava ieri tradotta dal Corriere della Sera è un testo vago. Sono elencate le aree di collaborazione: finanza, logistica, infrastrutture come strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia e telecomunicazioni, anche se la Lega aveva messo in chiaro la propria contrarietà su quest’ultimo punto. Si fa anche riferimento anche all’interesse verso le reti di trasporto Ten-t, tra le quali c’è l’Alta velocità ferroviaria Torino-Lione e si parla dell’avvio di un Dialogo finanziario tra Italia e Cina, peraltro previsto da un MoU stilato a novembre tra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e l’omologo cinese, Liu Kun, in occasione del G20 a Buenos Aires.

Viene rimarcato l’impegno alla trasparenza e alla parità di condizioni per le imprese e viene specificato che non si tratta di un accordo internazionale, quindi non ha obblighi. Posizione che ricalca quanto spiegato a Bruxelles da Tria: «non è un accordo, è un memorandum», aggiungendo che si sta creando «una tempesta in un bicchiere d’acqua». Il documento definitivo, a quanto trapela, è blindato al Mise, in mano al sottosegretario Michele Geraci. Il professore in quota leghista è uno dei più strenui difensori dell’accordo, nonostante le titubanze del Carroccio.

Intanto attorno alle contorsioni interne alla maggioranza sul MoU prendono forma gli accordi commerciali che daranno sostanza a un’intesa per ora caratterizzata soprattutto da forti connotazioni politiche. Centrale è il tema dei porti. con l’interesse di China Communication Construction per l’ampliamento del terminal container 7 di Trieste e la costituzione di un fondo d’investimento congiunto a Genova. Intese saranno firmate nel campo dell’e-commerce. Si guarda pertanto a un rafforzamento della collaborazione tra l’Ice e Alibaba, che non ha nascosto l’intenzione di puntare sull’Italia con AliExpress per trasformarla in un hub. Possibili anche collaborazioni nel campo dei media. (riproduzione riservata)


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