Nei primi due mesi di quest'anno si è rafforzato il trend di esportazioni di prodotti agricoli dalla regione autonoma dello Xinjang, nel nord ovest della Cina, verso il resto del mondo, e in particolare Stati Uniti, India, Vietnam, Italia e Tailandia.
Lo riferisce l'amministrazione delle dogane di Urumqi il capoluogo della regione, secondo cui le esportazioni sono cresciute nei due mesi del 41% rispetto al 2020, per un totale di 1,2 miliardi di yuan, circa 183 milioni di dollari.
Le dogane non specificano di che prodotti si tratti, ma è noto che nello Xinjiang viene coltivato l'85% del cotone cinese, di una qualità particolarmente fine, prodotto che nelle ultime settimane è al centro dell'attenzione, per via del boicottaggio da parte di alcuni brand occidentali, in seguito alle denunce sul lavoro forzato imposto alle minoranze uigure, denunce smentite dalle autorità locali.
Il dato sull'esportazione di prodotti agricoli è tanto più sorprendente perché negli stessi due mesi, l'interscambio con l'estero della regione è sceso del 14%, e le esportazioni, in particolare dell'1%. Le esportazioni riguardano oltre all'agricoltura anche prodotti meccanici ed elettrici.
Intanto Pechino ha negato tutte le accuse di violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, in una conferenza stampa della scorsa settimana, della portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying.
Sui social media del Paese, i post degli utenti hanno sostenuto in maniera schiacciante la posizione di Pechino. "Guadagnano un enorme profitto in Cina calunniando la Cina. Questo tipo di imprese non ha un'etica aziendale di base", ha scritto l'emittente statale CCTV su Weibo, in un post che è stato inoltrato più di 40.000 volte solo ieri.
Intanto H&M, il gruppo svedese di smart fashion che è stato all'origine del boicottaggio, ha "perso" due dei suoi ambasciatori del marchio in Cina e altri brand hanno visto i loro testimonial rescindere i contratti per l'indignazione degli utenti online. Tra questi vi sono le attrici cinese Tan Songyun, che aveva collaborato con Nike, e Zhou Dongyu che ha deciso di rescindere il proprio contratto come ambasciatrice di Burberry, in quanto la societa' di moda non ha "espresso pubblicamente e chiaramente la sua posizione sul cotone dello Xinjiang".
I prodotti Nike, a differenza di quelli di H&M, sono ancora disponibili nel paese e il suo marchio non è scomparso da Alibaba o da altri importanti mercati online.
Anche altre celebrità cinesi che fanno da testimonial per altri marchi, tra cui Adidas e Converse, hanno preso le distanze dai brand dopo che le società sono state identificate come persone che avevano rifiutato le forniture di prodotti provenienti dallo Xinjiang o come membri della Better Cotton Initiative, un'organizzazione senza scopo di lucro che ha smesso di certificare come sostenibile il cotone proveniente delle aziende agricole della regione. (riproduzione riservata)