L'India resta un'area positiva, secondo il Fondo Monetario Internazionale, nonostante i mercati indiani siano partiti in crescita e abbiano poi attraversato una fase di turbolenza verso la fine di gennaio, e quest'anno rappresenterà la metà della crescita globale insieme alla Cina. «La rapida digitalizzazione dell'economia sta prendendo piede e anche le infrastrutture fisiche si stanno sviluppando, con la rete stradale in rapida espansione», precisano Avinash Vazirani e Colin Croft, gestori del fondo Global Emerging Market Equities di Jupiter AM. «Questi miglioramenti sono alla base di una forte domanda di beni e servizi».
Gli analisti sottolineano che il punto rilevante del bilancio è stato l'aumento del 33% della spesa in conto capitale. «Il miglioramento delle infrastrutture dei trasporti e dell'energia elettrica in India, ancora poco sviluppate nel contesto globale, può fornire enormi occasioni di crescita», puntualizzano da Jupiter AM.
Inoltre Mumbai, capitale finanziaria dell'India, sta anche cercando di rendere più ecologica la sua flotta di autobus, indicando "una tendenza che è evidente in tutta la nazione, visto che le città vogliono affrontare i gravi problemi di inquinamento atmosferico". Anche la ripresa dell'attività edilizia "sembra destinata a proseguire a ritmo sostenuto in vista delle elezioni politiche del prossimo anno" e secondo gli esperti le aziende produttrici di cemento dovrebbero beneficiare del boom edilizio.
Infine, "mentre le banche dell'occidente sono sottoposte a stress a causa del rapido inasprimento della politica monetaria", i tassi di interesse in India, "inizialmente elevati rispetto ai Paesi sviluppati, sono solo leggermente aumentati", aggiungono da Jupiter AM.
Le banche indiane "sono molto più conservatrici e avverse al rischio rispetto alle colleghe dei mercati sviluppati", precisano gli esperti, e "non avendo carenza di depositi, si concentrano sulle basi dell'attività bancaria, prestiti tradizionali e analisi del credito, evitando del tutto l'esposizione alla parte più rischiosa della finanza". Naturalmente l'India "non è immune alle problematiche globali, ma bisogna aspettare e osservare come si evolverà la situazione", concludono da Jupiter AM.
Con gli analisti dei fondi Jupiter concorda Julie Dickson, Investment Director di Capital Group. Dickson ha sottolineato la recente dichiarazione del ministro dell'elettronica e della tecnologia indiano, Rajeev Chandrasekhar, secondo il quale «l'India vuole diventare un partner globale di fiducia e di far parte delle catene globali del valore per i semiconduttori logici, i chipset e altri prodotti elettronici». Nel 2014 l'ecosistema elettronico del Paese "aveva un valore di circa 10 miliardi di dollari, per poi crescere fino a raggiungere 75 miliardi nel 2022», ha spiegato Dickson, e il Paese "ha fissato l'obiettivo di aumentare la produzione del settore a 300 miliardi entro il 2025».
Il governo indiano inoltre "sta cercando di incoraggiare il settore manifatturiero, annunciando piani di incentivazione legati alla produzione per diversi settori e l'aumento dei dazi all'importazione su alcuni prodotti e componenti", ha aggiunto l'analista. Il primo piano di incentivazione, che riguarda la produzione e l'assemblaggio di telefoni cellulari, "ha ricevuto un buon riscontro da parte delle imprese" e gli analisti stimano che Apple "trasformerà l'India in un polo produttivo globale di iPhone entro il 2025".
Fondamentali per l'India, com'è stato per la Cina nel corso degli anni, "sono le proporzioni della potenziale domanda interna, con un enorme mercato locale che rende più facile decidere di realizzare poli produttivi all'interno del Paese", puntualizza Dickson. Per questo motivo l'India «rappresenta una proposta diversa rispetto ad altre opzioni quali Indonesia, Thailandia e Vietnam, che in termini di popolazione sono inferiori alla Cina», mentre l'India «è attualmente la seconda nazione più popolosa al mondo e secondo le previsioni delle Nazioni Unite potrebbe conquistare il primo posto già quest'anno». (riproduzione riservata)